Un appello per fare insieme – sindacati, associazioni di categoria, istituzioni locali – una decisiva battaglia: quella tesa a garantire occupazione e tenuta della “territorialità” nella delicata partita della fusione di Nuova Banca Marche nel gruppo Ubi. Lo chiede il sindacato Fabi di Nuova Banca Marche.
In un comunicato stampa, il sindacato dei bancari informa di aver inviato oggi una lettera aperta al presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ed ai sindaci di Macerata e Pesaro, già incontrati negli scorsi giorni, per rinnovare l’invito a rappresentare ad Ubi le aspettative e le preoccupazioni dei lavoratori delle banche del gruppo bergamasco in vista della prossima integrazione. Un analogo incontro è stato richiesto al primo cittadino di Jesi, Massimo Bacci appena rieletto.
Ed è la stessa Fabi a ricordare che insieme altri sindacati della ex Banca Marche il confronto con UBI è già partito nei mesi scorsi, nell’ambito della trattativa per l’esodo di 270 dipendenti su base volontaria con il ricorso alla parte straordinaria del fondo di solidarietà. Dopo quella trattativa (peraltro condotta con la vecchia proprietà di NBM, ndr), il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah, inviò una lettera ai segretari generali dei sindacati nazionali Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca e Unisin, nel quale – scrive Fabi – «è stata riconosciuta l’importanza per UBI sia del fattore umano, sia della territorialità».
Dopo breve tempo, l’annuncio – da parte di UBI – di un nuovo Piano Industriale, modificato a seguito dell’acquisizione delle 3 banche ponte acquisite (con Banca Marche, anche Banca Etruria e Carichieti), lasciò i sindacati interdetti, prefigurando importanti tagli ai costi operativi con pesanti ripercussioni su dipendenti e filiali, in particolare per quanto riguarda la situazione marchigiana. In merito al piano industriale, «Fabi – si legge nel comunicato ha già avuto modo di esprimere le sue perplessità, denunciando una impostazione a dir poco “miope” di un progetto che intende migliorare il conto economico e gli indici di bilancio solo attraverso una operazione di sottrazione sui costi, senza porsi minimamente il problema di come poter recuperare le rilevanti quote di mercato perse nell’ultimo periodo dalla Banca in tutte le aree di business».
Per questo oggi, la stessa Fabi ha scritto al presidente Ceriscioli ed ai Sindaci, chiedendo ad essi “di sollecitare Ubi in merito al modello organizzativo che intende sviluppare sul Territorio. In un Piano, il cui focus è posto pressoché totalmente sulla quantificazione di 1569 esuberi, la chiusura di 140 Filiali e la riduzione dei costi operativi del 35%, secondo la FABI sarà necessario: l’allargamento dell’area di competenza della Mat (Macro Area Territoriale) di Jesi, anche alle Filiali site nelle provincie di Rimini e Perugia; una più approfondita riflessione e scelte meditate rispetto alla razionalizzazione della Rete delle filiali, a partire da quelle a servizio delle comunità colpite dai recenti eventi sismici; la garanzia della presenza di un numero adeguato di Direzioni Territoriali prevedendone in Regione almeno 7 (2 in Provincia di Pesaro, 2 in provincia di Ancona e 3 tra Macerata ed Ascoli); la conferma, in aggiunta alla Mat di Jesi, degli attuali presidi territoriali di Macerata e Pesaro, per i quali occorrerà trovare nuove lavorazioni che potrebbero essere ivi svolte a beneficio di tutto o parte del Gruppo Bancario; l’esclusione di qualsivoglia esternalizzazione di lavorazioni (e conseguentemente di Lavoratori) dall’Area Contrattuale del Credito: tale scelta aprirebbe, infatti, per gli stessi Lavoratori scenari più preoccupanti, esponendoli in maniera pesante alle negative conseguenze di eventuali future crisi (Seba docet)”.
In conclusione, “dopo gli accordi che porranno 700 Dipendenti fuori dal mondo del Lavoro, dopo la mancata conferma di circa 200 giovani precari, dopo il draconiano contenimento dei costi attraverso significative riduzioni del salario, dopo che, con i recenti Accordi, il numero dei contratti a Part-Time è destinato a raggiungere la ragguardevole cifra di 600 unità, dopo le già concordate 40.000 Giornate di Solidarietà, la FABI ritiene che la condizione per procedere ad ulteriori sacrifici sia quella di condividere un progetto di vero sviluppo della Banca sul Territorio, che le consenta di svolgere al meglio nei confronti di tutte le nostre Comunità quel ruolo che da sempre Banca Marche e, prima di lei, le nostre Casse di Risparmio hanno sempre garantito“.