Il Governo non ha ancora trovato l’intesa sulle norme che dovranno regolare i rimborsi per i risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie di Banca Marche, CariFerrara, CariChieti, Banca Etruria, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. La fumata nera è venuta nella serata di ieri, giovedì 5 aprile, in Consiglio dei Ministri, al termine di una seduta fiume in cui le regole rimborsi non sono entrate, come invece chiedeva il ministro dell’Economia, nel decreto crescita.
Nel braccio di ferro in atto tra la linea Di Maio (che vorrebbe rimborsi automatici per tutti i ‘truffati’, senza arbitrati e contenzioni), e quella del ministro Tria (che chiede la modifica della legge di Bilancio per fornire uno scudo da possibili infrazioni di regole europee) è stata rinviata la decisione sul fondo ristoro. Per superare l’impasse, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è fatto promotore di una nuova mediazione: lunedì convocherà a Palazzo Chigi le associazioni dei risparmiatori per concordare la norma che dovrebbe essere varata in un nuovo Consiglio dei Ministri martedì 9 aprile.
Oggi il ministro ai rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha ribadito: «Vogliamo coinvolgere gli stressi truffati e le loro associazioni. Ora si faranno due decreti attuativi e forse, ma spero non sia necessario, una norma di legge per migliorare il provvedimento e prima di farlo dobbiamo assolutamente incontrarli. Non possiamo calare le norme dall’alto. Siamo passati da 100 mila euro che aveva dato il governo precedente a 1,5 miliardi di fondo reale. Adesso si tratta di darli: una settimana in più non cambia».
Sull’impasse del governo riguardo il decreto per i risparmiatori truffati dalle banche è intervenuta questa mattina Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione vittime del Salvabanche, ai microfoni de “L’Italia s’è desta” sull’emittente romana Radio Cusano Campus. «Purtroppo ce l’aspettavamo perché sono settimane che c’era il dubbio di un divieto da parte dell’Ue avrebbe bloccato i rimborsi – ha affermato Giorgianni -Rimproveriamo a questo governo una scarsa limpidità, dovevano metterci al corrente da subito della situazione, non dovevamo apprendere dalla stampa che l’automatismo dei rimborsi senza arbitrati non sarebbe mai passato. Immaginavamo che Tria non avrebbe firmato il decreto perché il rischio è quello di una sanzione da parte dell’UE.
L’Ue chi chiede l’arbitrato. Lunedì nell’incontro con il premier, come associazione faremo un ragionamento. L’arbitrato esclude automaticamente alcune fasce di risparmiatori che noi rappresentiamo, che non sono gli speculatori. Ad esempio un 60enne che nel 2007 ha acquistato un’obbligazione che ai tempi era abbastanza sicura, poi quando si è recato in banca per vendere questa obbligazione non gli è stato permesso. È successo anche a mia madre, le hanno detto: una banca non può fallire, stia tranquilla. A me degli speculatori non interessa. Ci sarà un modo per riuscire a differenziare. Se la paura degli speculatori deve tenere fuori tanta gente che invece ha diritto al rimborso non va bene. In queste banche sono mancati i controlli, quindi anche l’investitore più esperto è stato ingannato da bilanci falsificati. Noi abbiamo tantissimi obbligazionisti che ancora stanno aspettando di ottenere giustizia. Alcuni hanno ottenuto l’80% di risarcimento, altri però sono andati all’arbitrato.
Immaginiamo adesso di dover mandare all’arbitrato 300mila risparmiatori, quando poche centinaia sono ancora in attesa di giudizio. Praticamente i rimborsi non arriverebbero mai. C’è molta delusione da parte dei risparmiatori, molta stanchezza e frustrazione. Non vediamo l’ora di andare a Palazzo Chigi lunedì per sentire cosa ci verrà detto e lì sceglieremo la strada meno dolorosa da intraprendere. Forse era il caso di farlo molto prima questo incontro a carte scoperte».