Banca Marche, e con essa Banca Etruria, Carichieti e Cariferrara, potevano forse essere salvate. È quanto emerge, indirettamente, dalla decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ieri ha dato ragione all’Italia e alla Banca Popolare di Bari nel ricorso presentato contro la decisione della Commissione Europea del 2015 nel caso del salvataggio della Cassa di Risparmio di Teramo ex Tercas (oggi Banca Popolare di Bari). Secondo i giudici comunitari, i fondi concessi dal Fondo interbancario (Fitd) alla Popolare di Bari per il salvataggio di Banca Tercas nel 2014, bocciato all’epoca dall’Antitrust Ue, non rappresentavano un aiuto di Stato, e la decisione di quattro anni fa va pertanto annullata.
La vicenda della Tercas è strettamente intrecciata a quella delle quattro banche messe in risoluzione nel novembre 2015 dopo il fallimento di vari tentativi di salvataggio. Il più concreto di essi contemplava l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), un consorzio di diritto privato tra banche italiane costituito nel 1987 su base volontaria e divenuto successivamente obbligatorio. Ma non se ne fece nulla perché negli stessi mesi la Commissione Europea concluse che il sostegno concesso dal sistema obbligatorio di garanzia dei depositi italiano a Banca Tercas costituiva «un aiuto di Stato incompatibile». Dopo la decisione assunta dalla Commissione Ue su Tercas, Banca d’Italia escluse il ricorso al Fitd nel salvataggio di Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti. E per evitare i nefasti effetti dell’entrata in vigore delle nuove normative sul bail-in, con pesanti ripercussioni anche sui correntisti delle 4 banche, un decreto del governo Renzi determinò lo scorporo della parte sana dalla “bad bank”, quindi l’azzeramento di alcune classi di titoli (azioni e obbligazioni subordinate) venduti anche ai risparmiatori.
La storica sentenza di ieri rovescia completamente la prospettiva e rimette in moto malumori e accuse mai sopite.
Soddisfazione per la sentenza della corte è stata espressa dall’Associazione bancaria italiana (Abi). «Ora la Commissione Europea rimborsi i risparmiatori e le banche concorrenti danneggiate dalle conseguenze delle sue non corrette decisioni», hanno dichiarato il presidente Patuelli e il dg Sabatini. «Decisioni che hanno imposto, nel 2015, la risoluzione delle quattro banche e altri interventi di salvataggio bancario più onerosi delle preventive iniziative del Fitd. Fondo che dunque trae nuova legittimità per recuperare in pieno le sue funzioni statutarie».
Di «gravi errori commessi dalla Commissione Ue nella gestione delle crisi bancarie in Italia», parla il Codacons, l’associazione dei consumatori, che assiste nei vari processi in corso il maggior numero di risparmiatori italiani danneggiati dalla banche. Oggi, l’associazione ha annunciato che sta predisponendo le carte legali per un’azione collettiva contro la Commissione Ue, colpevole di aver totalmente sbagliato le proprie valutazioni costringendo di fatto il governo Matteo Renzi ad adottare il bail-in per Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, azzerando con un colpo di spugna i risparmi degli obbligazionisti dei 4 istituti di credito. «Come ha sentenziato il Tribunale Ue, l’intervento del Fitd sulle banche in crisi era pienamente legittimo e non poteva essere in alcun modo impedito – spiega il Codacons – La Commissione Ue si è resa quindi protagonista di un comportamento che ha arrecato danni economici e sociali enormi nel nostro paese, coinvolgendo 12.500 risparmiatori delle 4 banche». Per tale motivo il Codacons ha avviato le pratiche per una maxi causa risarcitoria collettiva contro la Commissione Europea alla quale saranno chiamati a partecipare tutti gli investitori delle 4 banche.
All’attacco anche Arnaldo Ippoliti, consigliare comunale di Ancona e avvocato presso lo Studio Legale Ippoliti di Camerano, che in una nota stampa scrive di «clamoroso autogol dell’Europa su Banca Marche» e annuncia azioni legali. «Oggi l’Europa ammette che era possibile salvare le quattro Banche tra cui Banca Marche – si legge nel comunicato – Come legale di azionisti di Banca Marche si sta valutando di introdurre un giudizio di merito in danno della Commissione Europea, per quanto imposto all’Italia. Quella decisione scellerata presa allora ha causato un danno incalcolabile al tessuto imprenditoriale, artigiano e sociale del Centro Italia, creando problemi di accesso al credito ad imprese e famiglie. Certamente la sentenza emessa apre spiragli a favore dei nostri concittadini i cui interessi economici sono usciti gravemente lesi rispetto a quelli dei cittadini tedeschi e spagnoli i quali invece sono intervenuti con aiuti di stato sulle loro Banche, salvandone i risparmi. È degno di nota che il Governo Padoan e le élite di allora al Governo non hanno salvaguardato affatto l’interesse nazionale».