JESI – Si accende il confronto sull’intervento in corso di svolgimento a Largo Cordai, quartiere Prato, che ha visto nei giorni scorsi abbattuti i pini le cui radici avevano già da diversi anni danneggiato il manto stradale.
Canta vittoria dalla maggioranza Jesiamo: «I fatti (e le chiacchiere). Addio alle criticità di Largo Cordai. Finalmente. Merito al sindaco Massimo Bacci e alla sua giunta che, a differenza dei predecessori, si è occupato del problema, su segnalazione dei residenti in occasione della sua prima assemblea pubblica da sindaco (era il 2013, pochi mesi dopo la sua elezione). Gli otto pini che costeggiano la strada sconquassata dalle radici, che hanno legittimamente messo in allarme i proprietari delle vicine case, sono stati abbattuti a seguito di una accurata valutazione (durata circa due anni) da parte dei tecnici comunali, previa autorizzazione degli enti preposti. Appena qualche giorno fa, del resto, un abitante segnalava le difficoltà di un’ambulanza nel raggiungere le abitazioni, dovendo fare lo slalom fra le “gobbe” d’asfalto. L’amministrazione ha annunciato preventivamente l’avvio dei lavori, con una lettera, a tutti i residenti. Oltre alla rimozione degli alberi, si procederà al completo ripristino della pavimentazione stradale, all’allestimento di un’area giochi all’interno dello spazio verde e successivamente, quando il periodo vegetativo lo consentirà, all’introduzione di nuove piantumazioni. Questi sono i fatti, lasciamo agli altri le chiacchiere».
Ma è critico sulla soluzione adottata il candidato a sindaco di Jesi in Comune e Laboratorio Sinistra Samuele Animali: «La legge 10 del 2013 spiega che gli alberi monumentali vanno tutelati e prevede tra l’altro, l’istituzione di una Giornata nazionale degli alberi il 21 novembre di ogni anno, l’obbligo per i Comuni di rispettare standard minimi in materia di verde pubblico per abitante, misure per favorire la creazione attorno alle città di “cinture verdi” e soluzioni architettoniche innovative quali le coperture a verde sui lastrici solari e sulle pareti degli edifici. Al di là del singolo caso (sarebbe utile conoscere più in dettaglio la valutazione degli esperti) da Sindaco mi preoccuperei di rendere conto della piena attuazione di questa legge e considererei la decisione irreversibile di abbattere – che è il risultato di errori in fase progettuale o di cattiva gestione e manutenzione – solo come estrema possibilità. Sarebbe interessante sapere come sono state esaminate e scartate le soluzioni alternative, perché coi soldi spesi per abbattere e ripiantumare si avrebbero piante storiche e sacrosanta sicurezza dei residenti. Per fermare lo sviluppo orizzontale delle radici si usano diversi sistemi: tessuti geotessili posti sotto l’asfalto; strati isolanti di sabbia e pietrisco; sollevamento del piano stradale ricorrendo a pavimentazioni fatte di materiali porosi e autobloccanti».