Jesi-Fabriano

Beat elettronici e ambientazioni noir per l’opera prima dei Barabba

Si chiama “Primo Tempo” l’album del trio elettronico e cantautorale marchigiano, anticipato dal singolo "Bastare a me stesso"

I Barabba

JESI – Sinistre pulsazioni downtempo e soluzioni ritmiche prese dal linguaggio urban e dalle evoluzioni della black music. “Primo Tempo”, l’album d’esordio dei Barabba uscito il 14 gennaio, è tutto questo, ma anche tanto altro. Sui beat si innesta una voce grave che si muove tra spoken word e una sorta di rap anemico e primordiale, accennando qua e là melodie soul, I testi alternano sottile lirismo e crudo realismo, dipingendo storie il cui protagonista, Barabba, personaggio cinico e disilluso, anima tormentata che fatica a confrontarsi con la “normalità”, mette in scena i propri psicodrammi in una specie di continuo flusso di coscienza, raccontando di ansie, fantasmi personali e quotidiane miserie emotive. Il risultato è una sorta di trip hop esistenziale aggiornato all’era della trap e del cantautorato indie, ma dalle tinte decisamente più cupe, poco avvezzo a indulgere nei cliché di genere e altrettanto poco incline al lieto fine, per quanto non esente da una certa cinica ironia di fondo.

“Primo Tempo” è la prima raccolta ufficiale a nome Barabba, sei tracce in cui confluiscono tre brani già editi come singoli tra dicembre 2020 e settembre 2021 (“Bianco Natale”, “Un Altro” e “Bastare a me stesso”), affiancati da altrettanti inediti, tra cui “Quei Due”, che vede la partecipazione alla voce di Giovanni Succi dei Bachi Da Pietra su un testo dello scrittore Marco Drago. Cifra, questa delle collaborazioni, che contraddistingue un lavoro impreziosito da numerosi interventi esterni (Serena Abrami, Caterina Trucchia, Paco Sangrado, Tommaso Uncini). Il titolo, “Primo Tempo”, allude a un’introduzione all’universo Barabba e alla sua poetica, facendo riferimento a una certa narrativa “cinematografica” delle storie che racconta e presagendo un auspicabile Secondo Tempo.

TRACK BY TRACK – LE PAROLE DI BARABBA

“Un Altro” Chi non ha mai desiderato essere qualcun altro almeno una volta nella vita? Anche Barabba è alle prese con uno dei desideri atavici dell’essere umano: essere qualcun altro. Per essere migliori o per osservarsi con distacco, per riuscire a vedere in se stessi qualcosa che solo gli altri vedono o per la semplice curiosità di vedere che effetto fa.

“Bastare a me stesso” Barabba si racconta all’interno di una complicata relazione di coppia giunta ormai alle sue fasi finali. Da una parte lui, che vive la solitudine come una condizione necessaria e ama soprattutto quando la persona amata è lontana. Dall’altra parte la persona amata, così diversa, solare, desiderosa di vivere a pieno la relazione, ma che ostinatamente sembra non voler vedere quell’incompatibilità di fondo divenuta invece ormai così evidente. Così non si può andare avanti.

“Momo” Momo è l’alter ego di Barabba: un personaggio preda di un’ansia di cui non sa darsi spiegazione, continuamente in fuga da qualcosa che non riesce ad identificare. Sente l’esigenza di nascondersi, di dissimulare le proprie sembianze a tal punto da dimenticarle, ma ovunque vada e qualunque cosa faccia per sfuggire a questa sensazione di oppressione e pericolo imminente, sottrarsene gli è sempre più impossibile: i demoni da cui sta scappando non sono altro che i suoi, e più cerca di confondersi con l’oscurità per evitare di incontrarli, più diventa parte di quell’oscurità. L’incontro con se stesso e coi propri fantasmi è inevitabile.

“L’Ultima Mano” Riflessione amara su quanto le ferite inferte dalla vita possano condizionarci fino addirittura a definirci. L’io narrante del testo è un personaggio profondamente segnato da vicende negative nei propri rapporti interpersonali, a tal punto da rifugiarsi nella solitudine e nei ricordi per evitare ulteriori sofferenze. Un giudizio senza via d’uscita sul cinismo del destino: non c’è spazio per la speranza, che altro non è che un’illusione. Ciò che viene generalmente identificato con la maturità, nel caso del protagonista consiste nel prendere atto della fine verso cui è diretta ogni relazione umana.

“Quei Due” La scena osservata dall’io narrante del testo è quella dell’incontro tra un uomo e una donna. L’osservatore coglie piccoli tic, atteggiamenti, sguardi, reazioni dissimulate: non c’è dubbio, quei due sono stati amanti. Al momento dell’incontro la storia è già finita da un po’, probabilmente è stata lei a mettere fine alla relazione: lui cerca di mascherare un disagio che ci dice chiaramente quanto si senta ancora legato a lei, ma lei ha ormai ben chiaro che la relazione è finita e accortasi dell’inquietudine di lui pone fine all’incontro con mal celato imbarazzo.

“Bianco Natale” Per Barabba è uno strano Natale. A casa lo aspettano famelici parenti d’ogni sorta per dare inizio al grande pranzo. Lui non arriva: si fa attendere intrattenendosi sul retro di un locale insieme a un Papa Noël tutto particolare. Armeggiano con delle buste: cosa c’è dentro? Doni. Carbone. Cos’altro? I due confabulano. Anche a Barabba è concesso di chiedere un regalo a Babbo Natale, ma i suoi desideri sono un po’ sconvenienti.

Da vent’anni Jonathan Iencinella, Riccardo Franconi e Nicola Amici battono in lungo e in largo il sottosuolo musicale italiano militando in formazioni di estrazione prevalentemente alt-rock come Guinea Pig, Lebowski, Jesus Franco & The Drogas, Lazzaro e Le Ossa, Kaouenn. Dal 2005 al 2013 condividono l’esperienza dei Butcher Mind Collapse, che con due dischi all’attivo e un’intensa attività live si impongono in quegli anni come una delle realtà più interessanti della scena noise nazionale. Nel 2019, accantonate chitarre distorte e batterie tonanti, danno vita al progetto Barabba, impegnandosi nell’elaborazione di una personale fusione tra elettronica e forme contemporanee di canzone d’autore.

TRACKLIST & CREDITI

Un Altro | Bastare a me stesso | Momo | L’Ultima Mano | Quei Due | Bianco Natale

Jonathan Iencinella | Voce, testi (eccetto “Quei Due”)

Riccardo Franconi | Synth, produzione, musica

Nicola Amici | Produzione, musica

Ospiti:

Paco Sangrado | Voce su “Bastare a me stesso”

Serena Abrami | Voce su “Bastare a me stesso”

Tommaso Uncini | Sax baritono su “Momo”

Caterina Trucchia | Voce su “L’Ultima Mano”

Giovanni Succi | Voce e melodia su “Quei Due”

Marco Drago | Testo su “Quei Due”

Mixaggio e Mastering
 | Riccardo Franconi & Nicola Amici @ Peyote Vibes, Jesi (AN)

Foto | Alessandro Omiccioli


Styling | Anna Negusanti

Grafica e layout | Enrico Pangrazi, Luana Carlini & Officina del Disco

Video | Riccardo Saraceni

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