Jesi-Fabriano

Beko Europe: dalla politica un coro di “no” e si invoca il ritiro del Piano o l’utilizzo della Golden Power

Un coro unanime di ‘no’ da politica, istituzioni e sindacati, di fronte a quanto paventato dalla Beko Europe con il suo Piano industriale

Stabilimento di Melano della Beko Europe

FABRIANO – Un coro unanime di ‘no’ da politica, istituzioni e sindacati. Questo il fronte compatto il giorno dopo la presentazione del piano industriale da parte di Beko Europe, newco controllata al 75% dai turchi di Arcelik e al 25% dagli americani di Whirlpool, con quasi 2mila esuberi, oltre 400 per le Marche: 66 a Fabriano, stabilimento di Melano; 320 a rischio a Comunanza, sito che i vertici Beko hanno annunciato di voler chiudere a fine 2025; esuberi previsti anche per l’area impiegatizia che interessa anche Fabriano con gli uffici regionali e l’unità di Ricerca e Sviluppo che dovrebbe essere chiusa.

Gli esuberi complessivi nell’area impiegatizia e dirigenziale sono stimati in 678 unità, non quantificati ancora per il fabrianese, anche se sembra possano attestarsi attorno alle 300 unità. «Il piano industriale proposto da Beko Europe, che sembra prevedere anche la chiusura dello stabilimento di Comunanza, è inaccettabile, irricevibile e assolutamente non sostenibile. L’azienda deve ripensare le proprie intenzioni strategiche. La Regione condivide e sostiene l’orientamento del Mimit di esercitare il golden power per tutelare l’occupazione», la netta presa di posizione da parte del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli.

Beko, le reazioni

Tantissime le reazioni a questo piano shock, tutte con vicinanza ai lavoratori, ma anche con diatribe politiche tra maggioranza ed opposizione che, ai fini occupazionali, lasciano il tempo che trovano. Si parte con il commissario Guido Castelli. «La chiusura dello stabilimento di Beko Europe a Comunanza va assolutamente scongiurata perché determinerebbe un grave danno per tutto quel territorio che, con grande volontà, sta cercando di risollevarsi dopo le conseguenze del sisma del 2016. Ringrazio il governo, e in particolare il sottosegretario Bergamotto, per l’attenzione e la prontezza dimostrata attraverso risposta nella quale viene sottolineata la contrarietà rispetto al Piano presentato da Beko Europe e l’intenzione di far rispettare la golden power. A Comunanza e in tutto il cratere sisma stiamo realizzando un’azione strutturale di rilancio e sviluppo economico che non può essere minata da azioni come quella comunicata oggi. Il lavoro, nei nostri territori, è vitale per contrastare il fenomeno dello spopolamento e sono certo che verranno compiute tutte le azioni necessarie per tutelare i dipendenti e l’indotto».

Per il sottosegretario all’Economia e Finanze e deputato marchigiano di Fratelli d’Italia Lucia Albano, «il Governo ha espresso il proprio più fermo dissenso nei confronti del piano industriale presentato da Beko Europe. La decisione di chiudere stabilimenti italiani, tra cui quello di Comunanza è inaccettabile. L’Esecutivo è determinato a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, compresa la golden power, per proteggere i lavoratori e le attività produttive della Nazione, una posizione sostenuta anche dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. L’azienda deve riconsiderare le proprie decisioni. L’obiettivo del Governo è tutelare l’occupazione e garantire la continuità produttiva degli stabilimenti, in particolare nelle aree interne e in un territorio ferito dal sisma», conclude.

Ben 4 diversi comunicati da parte del Pd. Si parte con quello della segretaria Regionale, Chantal Bomprezzi. «Questa è una giornata nera per le Marche, per le famiglie coinvolte e per il nostro sistema produttivo. La notizia della chiusura dello stabilimento di Comunanza non è solo un dramma occupazionale, ma anche un duro colpo per il tessuto economico e sociale del nostro entroterra. Noi del Partito Democratico Marche siamo vicini ai lavoratori e alle loro famiglie e lotteremo con tutte le nostre forze contro questa decisione scellerata».

Dopo la doverosa premessa, l’affondo politico. «Lo avevamo detto mesi fa: la vicenda Beko era una bomba a orologeria. Il governo nazionale e la giunta Acquaroli non possono limitarsi alle parole. È ora di smetterla di essere semplici spettatori e passare ai fatti, utilizzando tutti gli strumenti possibili per tutelare il lavoro e il patrimonio industriale del nostro Paese. Il Governo non può continuare a girarsi dall’altra parte. Chiediamo al Ministro Urso di essere presente al prossimo tavolo del 10 dicembre e di agire con decisione per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Comunanza e gli altri in Italia. È necessario attivare un piano di reindustrializzazione vero e condiviso, che metta al centro il rilancio del territorio e la salvaguardia dei posti di lavoro», conclude Bomprezzi.

Per il capogruppo regionale, Anna Casini «la chiusura dello stabilimento Beko a Comunanza rappresenta un durissimo colpo per la nostra regione, e in particolare per le aree interne che continuano a pagare il prezzo di scelte industriali irresponsabili e di una politica economica miope. Comunanza non è solo un polo produttivo, ma anche una comunità che negli ultimi anni ha affrontato con coraggio le conseguenze del terremoto, dimostrando una resilienza straordinaria. L’abbandono da parte di Beko sarebbe un tradimento per questo territorio e un’ulteriore ferita per le Marche. Chiedo con forza alla Giunta regionale e al Governo nazionale di intervenire immediatamente per scongiurare la chiusura e salvaguardare i posti di lavoro. Non possiamo accettare che multinazionali approfittino del nostro territorio per poi abbandonarlo senza alcuna responsabilità sociale. Le istituzioni non possono rimanere a guardare. Avevamo già presentato un’interrogazione in consiglio regionale, ma viste le evoluzioni di queste ore, seguiranno altre azioni».

La terza nota in casa Pd è a firma del vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale, Maurizio Mangialardi, che invoca il ritiro del Piano o l’esercizio della Golden Power da parte del Governo Meloni «che permetterebbe di porre il veto all’adozione di delibere societarie e l’imposizione di specifiche prescrizioni e condizioni all’azienda. Vedo che anche il presidente Acquaroli è su questa linea, ma per una volta gli chiedo di non fermarsi alle solite buone intenzioni affidate ai comunicati del suo ufficio stampa, ma di esercitare un intervento reale, concreto e immediato nei confronti del Ministero, altrimenti c’è il rischio che questa vicenda prenda la stessa piega della vertenza riguardante le Cartiere Fedrigoni, dove le tardive mosse della giunta regionale e del governo nazionale stanno compromettendo la salvaguardia integrale dei livelli occupazionali. Bisogna avere la consapevolezza che le vertenze Beko e Fedrigoni rappresenteranno un banco di prova importante per capire se c’è ancora un futuro per i distretti industriali marchigiani. La politica regionale non può restare immobile”.

Infine, l’europarlamentare Pd, Matteo Ricci. «Una decisione così drastica, che va a incidere in modo drammatico sulla vita di tante famiglie non può essere accettata supinamente. Grave che il Ministro Urso sia stato assente al tavolo fissato con i Sindacati: una dimostrazione lampante dell’incapacità di tutelare i lavoratori ed il tessuto produttivo del Paese. Saremo al fianco dei lavoratori e dei rappresentanti sindacali, che in queste ore hanno dichiarato lo stato di mobilitazione, nella richiesta al Governo di esercitare quanto prima la golden power affinché venga scongiurata la chiusura degli stabilimenti e siamo date risposte ai lavoratori e alle loro famiglie», conclude Ricci.