JESI – Scacchiere, bestiari medievali e giochi virtuali. Ma pure il suggerimento di un ulteriore monumento da dedicare allo Stupor Mundi. Sono alcune delle idee per il futuro di Piazza Federico II, una volta che dovesse concretizzarsi lo spostamento in quella della Repubblica della fontana dei leoni, suggerite dai due architetti ai quali il Comune si è rivolto per una consulenza in tema.
Al professor Fabio Mariano, storico della disciplina, docente della Politecnica e autore di studi su Jesi, è stato chiesto – oltre al parere sulla ricollocazione della fontana- di «individuare alcuni temi significanti che possano fornire elementi di spunto per la riqualificazione architettonica sia di Piazza della Repubblica che di piazza Federico II». Di poco più di mille euro la spesa per l’incarico. All’architetto Luca Molinari, per altri 1.300 euro circa, è stato invece chiesto di fornire «riflessioni per Piazza Federico II a seguito dell’eventuale spostamento». Ed ecco alcuni stralci delle loro risposte.
Il parere di Fabio Mariano
L’architetto Mariano ritiene che tutta intorno alla figura di Federico II, che vi nacque il 26 dicembre 1194, dovrebbe ruotare la piazza che ne porta il nome. «Immaginiamo- scrive l’architetto- un turista italiano o forestiero che capiti a Jesi, edotto dell’avvenimento storico e di una piazza qui dedicata allo “Stupor mundi”, e che questi si aspetti di trovarvi un’adeguata celebrazione di un tale privilegio mondiale, come avverrebbe in qualsiasi paese moderno con qualche ambizione di sorreggere il proprio PIL col turismo qualificato; probabilmente si aspetterebbe un turbinio coinvolgente di accoglienza con monumenti significativi, busti e targhe bronzee, pannelli storici, dei sedili dove poter consultare la sua guida, magari un piccolo bookshop con gadgets, libri, iconografie e ricca documentazione informativa sul personaggio forse più significativo del medioevo europeo dopo Carlo Magno. Ed invece ci trova uno spiazzo deserto, anonimo, spoglio, e per quanto si guardi intorno si chieda: “ma è veramente nato qui Federico II?”».
Secondo lo studioso: «Se la piazza fosse veramente dedicata a questo grande personaggio bisognerebbe allora che fosse la sua immagine a prevalere nell’arredo urbano, lo studio degli spazi e dei servizi andrebbero dedicati alla sua orgogliosa celebrazione». Ecco dunque l’idea: «Su Federico ci sono monumenti in tutta Italia, proporzionatamente a tutte le sue residenze e castelli, sappiamo bene inoltre la difficoltà di individuare una sua fisionomia storicamente attendibile, e quanto sia a volte ridicolo raffigurarlo come un personaggio paludato da fumetto, adatto più ad un carro carnevalesco che ad una significativa espressione artistica. A Jesi s’imporrebbe forse un suo ‘’vero’’ monumento, ma contestualizzato al luogo, ed all’avvenimento veritiero della sua nascita qui su questa piazza. Per fare un esempio facilmente comprensibile basti guardare qui al monumento a Pergolesi del Lazzerini: non solo la statua più o meno somigliante (meglio se sì, n.d.r.) bensì un complesso plastico articolato che riuscisse a far sintesi formale del contenuto significante del personaggio, della sua storia, della sua arte, opere o valentìa, del perché divenne famoso, ecc. Ma per fare ciò ci vuole uno bravo, e purtroppo dalle nostre accademie oggi di bravi ne escono pochi…ma all’estero ancora formano giovani che sanno modellare volti e membra che non sembrino tristi mammozzi!».
Le idee di Luca Molinari
Per l’architetto Molinari: «Nel caso di piazza Federico II si pone il tema del vuoto che la traslazione genererà. Almeno due generazioni di jesini conoscono la piazza nella situazione attuale. Il vuoto lasciato deve diventare occasione per ripensare la piazza. In un tempo in cui la piazza verrà vista con timore e diffidenza credo sarebbe importante puntare sull’importanza del vuoto generato e sulla massima flessibilità d’utilizzo di questo spazio così importante. Bisogna immaginare un disegno della piazza meno invasivo possibile e, insieme, capace di generare curiosità e stupore nei visitatori. Per questo si potrebbe lavorare sulla relazione tra reale (la pavimentazione) e virtuale, ovvero la possibilità di essere coinvolti da una serie di servizi impalpabili che possono essere colti una volta entrati nella piazza Federico II». Quindi no ai vincoli fisici, «oggi le tecnologie– evidenzia Molinari- ci consentono di aggiungere servizi impalpabili senza che la forma della piazza venga condizionata»
«Suggerisco d’immaginare la nuova pavimentazione della piazza seguendo due possibili strade: la tradizionale scacchiera disegnata a terra o l’utilizzo di una griglia regolare che dimensioni fisicamente la geometria della piazza, o il coinvolgimento di un bravo artista/artigiano capace di re-immaginare il tema del bestiario medioevale come tema. Lo stesso vuoto lasciato dalla fontana potrebbe essere occasione per la realizzazione di una scacchiera decorata con bestiari medioevali reinterpretati da un artista contemporaneo. In entrambi i casi la piazza Federico II riprenderebbe un carattere coerente con la sua storia antica e la sua ristrutturazione diventerebbe una “novità” facilmente comunicabile nel territorio».
E ancora, «alla ristrutturazione fisica si possono oggi integrare funzioni inedite e non invasive. Oltre alla possibilità di avere una piazza aperta e flessibile nell’uso, si possono immaginare una serie di device mobili che ne esaltino l’uso temporaneo. Il primo riguarda una illuminazione coordinata e ben pensata dei diversi complessi monumentali. Il secondo ci porta a immaginare una serie di totem posti di fronte al Museo Federico II, al Museo Dioceasano e al teatro Moriconi che consentano ai visitatori di avere informazioni sugli edifici e, insieme, di partecipare a un gioco virtuale all’interno della piazza». In particolare «l’idea è che i tre totem consentano al visitatore di registrarsi. Una volta che il visitatore ha confermato alla piazza che è presente, gli obelischi e più in generale tutta la piazza grazie ad opportuni sensori (videocamere e collegamento ai cellulari delle persone con una tecnologia innovativa) raccolgono informazioni sulla posizione esatta del visitatore e si attiva attorno a lui. Ad esempio, con l’illuminazione sui monumenti o mandando loro messaggi proiettandoli sui monumenti stessi. La piazza diventa “ACTIVE”. Se il visitatore poi vuole giocare la piazza e in particolare l’area dell’ex-obelisco, ora potenzialmente attrezzata con una scacchiera ornata con bestiari medievali, consente al visitatore di giocare. La scacchiera e i personaggi dei bestiari nelle sue caselle consentono di giocare in maniera interattiva. Questo perché la piazza, grazie ai sensori di posizione innovativi di cui sopra, sa dove il giocatore è esattamente e su quale casella. I giochi attuabili e inventabili sono infiniti (scacchi, escape room, dama, dungeons and dragons, giochi medievali e altri pensati coinvolgendo le scuole), la tecnologia dei totem è digitale e ovviamente programmabile ed è quindi il visitatore che sceglie a cosa giocare fra un set di possibilità. Si avrebbe, così, uno dei primi esempi di piazza innovativa in un centro storico e la comunicazione che si combatte la paura con il gioco e la conoscenza attiva dei luoghi della nostra storia. Credo che potrebbe diventare una grande occasione per Jesi».