Cronaca

Fabriano, bimbi maltrattati all’asilo: condannata maestra 

È una 61enne che insegnava in una scuola materna. Avrebbe chiuso i piccoli in uno sgabuzzino picchiandoli e offendendoli. La difesa: «Tutto falso faremo appello»

FABRIANO – Schiaffi, strattonamenti, umiliazioni e punizioni che prevedevano di lasciare i bambini seduti su una sedia dentro uno sgabuzzino. Accuse pesanti per una maestra di asilo che è stata quattro anni sotto processo. Oggi la giudice Francesca Pizii l’ha condannata ad un anno e quattro mesi di carcere, pena sospesa dalla condizionale. Il reato contestato era maltrattamenti su minori.

L’insegnante, 61 anni, originaria della provincia di Napoli, avrebbe alzato le mani su bambini dai 3 ai 5 anni, tutti di una stessa classe che contava una ventina di alunni. La donna li avrebbe anche umiliati con frasi quali «cretino» e ancora «sei un topolino che fa la cacca». I castighi e le punizioni continue sono avvenute, stando alle accuse, in un asilo di Fabriano.

A far partire l’indagine, nel 2016, era stata la denuncia di un genitore che aveva visto il figlio infierire sui peluche che aveva a casa. I pupazzetti erano lui all’asilo e il bambino, che imitava l’insegnante parlando anche in napoletano, sgridava gli animaletti con frasi quali «non lo fare più hai capito? Vai seduto lì, stai in castigo». Il papà del bambino si era rivolto al commissariato di polizia di Fabriano e il pm Ruggiero Dicuonzo aveva aperto un fascicolo a carico della maestra finita a giudizio ad ottobre del 2018. Nella scuola materna erano state messe delle telecamere che hanno ripreso i maltrattamenti. Altri genitori poi aveva denunciato i maltrattamenti riferiti dai bambini anche se l’insegnante, difesa dall’avvocato Monica Clementi dello studio Magistrelli, ha sempre negato le accuse e adesso ricorrerà in appello. Nella sua classe seguiva una ventina di bambini.

Durante il processo, durato quattro anni, l’imputata si è difesa rispondendo alle domande di giudice e accusa. «La classe era vivace ma non ho mai chiuso i bambini nello sgabuzzino – aveva dichiarato l’insegnante sentita durante il dibattimento -, nemmeno c’era uno sgabuzzino, c’era un lavandino per lavarsi le mani. Mi rode il fegato, sono anni che sto in punizione». Dopo gli accertamenti della polizia su di lei era stato emesso un provvedimento di sospensione all’insegnamento che è tuttora in atto.

La docente, dopo una lunga esperienza come bidella, aveva vinto un concorso per maestra e si era trasferita dalla Campania nelle Marche nel 2015. Un incarico il suo che doveva essere annuale. Tre sono state le famiglie che si sono costituite parte civile nel processo e che dovranno essere risarcite. La giudice ha rimandato la somma da dare loro da definirsi in sede civile. Per la difesa della maestra «non c’era nessuna stanza della tortura all’asilo, era solo una sedia vicino alla porta edera in classe. L’insegnante aveva solo un modo severo ma non ha maltrattato i bambini. A fine anno le hanno fatto anche dei regali”.

Le motivazioni della condanna usciranno tra 90 giorni.

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