FABRIANO – Dopo le proteste a Sassoferrato, ora è il turno di Fabriano. Al centro delle polemiche: i campi fotovoltaici a terra. «Lo scorso primo marzo, l’Amministrazione comunale di Fabriano ha indetto un’assemblea pubblica per comunicare la realizzazione di un grande impianto fotovoltaico su di un terreno agricolo di proprietà privata nella frazione di Paterno», ricostruiscono dal Comitato di cittadini, “Eco-logico sì, Eco-mostro no” costituito contro l’installazione dell’impianto fotovoltaico di Paterno-Attiggio-Argignano. «I numerosi cittadini intervenuti hanno manifestato la propria contrarietà alla realizzazione dell’impianto, che insieme al suo elettrodotto di circa 5 km, deturperà in maniera irreversibile una delle poche vallate ancora intatte da insediamenti industriali», proseguono dal Comitato. «L’impresa che realizzerà l’impianto è la Novapower srl, posseduta al 100% da Novacapital srl, il cui Amministratore delegato è Paolo Merloni. Stiamo parlando di un mega campo solare da 5,5 MGW che coprirà una superficie fra 30.000 e 35.000 metri quadrati. Sarà collegato alla centrale di Santa Croce, vicino il Cimitero di Santa Maria, vicino i Licei e vicino alle abitazioni, con un elettrodotto di 5 km, una parte interrata e un’altra con 55 plinti sopra suolo», scrive in una nota il consigliere di Fabriano Progressista, Lorenzo Armezzani.
Il Comitato
«L’ecomostro sfrutta un piano regolatore antiquato, fermo al 1989, che ha seminato a macchia d’olio le aree industriali su tutte le frazioni fabrianesi. Questo comporta il rischio di veder nascere altri impianti fotovoltaici su altri siti agricoli e forestali, senza alcuna ricaduta positiva per la popolazione locale», proseguono dal Comitato. «In un’area fortemente deindustrializzata come quella fabrianese, che intende puntare su cultura e ambiente per un turismo sostenibile, continuare a devastare zone di grande pregio ambientale, anziché utilizzare zone già cementificate, è un’operazione assolutamente non condivisibile e inaccettabile». Da qui, la costituzione del Comitato «che sappia interloquire con tutte le istanze istituzionali, Comune, Provincia e con tutte le rappresentanze politiche al fine di verificare tutti i vari passaggi tecnici, burocratici, amministrativi e legali che stanno portando alla realizzazione dell’impianto, e per porre in essere qualsiasi tipo di attività consentita dalla legge, volta a evitare l’annunciato scempio ambientale», concludono.
L’opposizione
Duro anche l’affondo della forza di opposizione Fabriano Progressista. «Noi di Fabriano Progressista abbiamo denunciato pubblicamente quello che sta per accadere a Paterno. Lo abbiamo fatto subito con le carte in mano che abbiamo ottenuto solo pochi giorni fa, mentre l’Amministrazione di Fabriano e la Sindaco Ghergo conoscevano benissimo tutto già dall’11 agosto dell’anno scorso. Il PD dice che ha sempre appoggiato questo tipo di transizione energetica: quella della speculazione privata di pochi capitani di industria. Lo avevamo sospettato. Perché lo abbiamo visto già nello smembramento della Sanità pubblica a favore dei loro sponsor politici. Ora tocca al territorio, ai terreni, all’agricoltura, all’ambiente. Sono interventi mostruosi, veri e propri eco mostri sostenuti da una legislazione di favore rapace e indifferente alla autodeterminazione dei cittadini e al governo dei territori. Adesso la maggioranza giura e spergiura che non può fare nulla, ma un Sindaco può mettersi di traverso, può creare difficoltà di ogni tipo, rallentare l’opera fino allo sfinimento ecc. D’altronde la conferenza dei servizi convocata a settembre scorso è stata rinviata e la nuova convocazione è ancora senza data. Significherà qualcosa? Forse no. O forse sì. È indispensabile però che la popolazione si mobiliti: la più grave responsabilità della Ghergo è di non aver detto nulla a nessuno, aver di fatto impedito che la cittadinanza appunto, si mobilitasse. Questa è una colpa imperdonabile che getta l’ennesima ombra su questa Amministrazione sempre più votata a rappresentare altri fuorché i cittadini. Anche se sarà una battaglia difficile da vincere: ma proteggere la terra dalla speculazione è, e sarà sempre, una giusta battaglia», conclude Armezzani.
La maggioranza
«Si può fermare o “rallentare” questo percorso? No. Perché le recenti normative nazionali, per incentivare l’installazione degli impianti Eolo-fotovoltaici, hanno drasticamente eliminato ogni tipo di vincolo: ambientale, paesaggistico, archeologico», l’incipit della replica del capogruppo del Pd, Paolo Paladini. «Quindi, ad un Comune montano come il nostro, che un vetusto e scellerato piano regolatore vecchio di 35 anni rende debole, fragile e potenzialmente “occupabile”, nelle sue aree verdi più pregiate, da giganteschi impianti di questo tipo non restano che due “armi”, per rallentare, vanificare o rendere il meno “impattanti” possibile, operazioni – anche speculative pur se giuridicamente inattaccabili – di questo tipo: nel caso fosse impossibile opporsi gli impianti, ottenere il massimo in termini di compensazioni “ambientali” dalle aziende interessate, a beneficio delle aree interessate; avviare in tempi rapidi l’iter per una variante del Prg che possa individuare le aree interessate all’installazione di tali mega-impianti salvaguardando, nel contempo, i territori ambientalmente più pregiati e non ancora antropizzati». In coda, l’affondo politico. «Fanno letteralmente tenerezza le critiche e le argomentazioni arrivate da chi, negli anni recenti, ha avuto la massima responsabilità di governo della città e del territorio senza che abbia fatto nulla per proteggere ambientalmente un entroterra montano sostanzialmente incontaminato. Nel frattempo, noi lavoreremo per cambiare il piano regolatore e rendere compatibile una transizione energetica che ci ha sempre visti favorevoli con la salvaguardia del nostro straordinario eco-sistema. Questo si chiama “riformismo”. Le chiacchiere le lasciamo ai parolai», conclude il capogruppo del Pd, Paolo Paladini.