Jesi-Fabriano

Cannabis light, Lombardi sul ddl che punta alla stretta: «Nessuna base scientifica»

La Camera ha varato un ddl che, una volta approvato, prevedrebbe tra le altre cose il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione e commercio della cannabis light

«Non c’è ancora nessuna stretta sulla cannabis light: quello varato dalla Camera è solo un disegno di legge, ma l’iter è ancora lungo e ad oggi la normativa in vigore è ancora quella attuale che consente la vendita della cannabis light». Ad intervenire è Alessandro Lombardi, titolare di sette Canapa Shop dislocati in varie zone delle Marche.

Nei giorni scorsi la Camera ha approvato un disegno di legge che, con l’articolo 18 del ddl sicurezza, interviene sulla legge 242 del 2 dicembre 2016, prevedendo il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, di prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli derivati.

L’articolo farebbe anche scattare le sanzioni previste per stupefacenti e sostanze psicotrope (dal titolo VIII del testo unico di cui al decreto del presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, numero 309). «Non vediamo di buon occhio questo disegno di legge – spiega Lombardi – , si ripropone quanto successo in Francia nel 2020, quando provarono a far chiudere i cannabis shop, la cui riapertura venne disposta dalla corte di giustizia europea, perché uno Stato non può sovrastare un provvedimento europeo».

Secondo Lombardi si tratta di «un disegno di legge ideologico che non ha basi scientifiche, in quanto la cannabis light non è una droga, perché sotto lo 0.5% di Thc (tetraidrocannabinolo) non c’è effetto psicotropo. Inoltre i clienti dei cannabis shop non sono giovani, ma over 35 anni».

Le associazioni di categoria, fa sapere l’imprenditore che fa parte dell’associazione CSI (Canapa Sativa Italia) chiedono un tavolo di confronto con il governo. «In Italia i cannabis shop contano 500 milioni di euro di fatturato e 3mila aziende, che nel periodo della raccolta hanno un indotto di 30mila dipendenti nella filiera, mentre 13mila sono dipendenti stabili, la maggior parte sotto i 34 anni – prosegue – uno dei pochi settori che riesce a creare occupazione giovanile».