Jesi-Fabriano

Il cardinale Montenegro: «Tanti Gesù Bambino nascono sui barconi»

Centro Pastorale jesino gremito per l'incontro con il cardinale Francesco Montenegro: «L'accoglienza non è un problema di generosità ma di fede»

Il cardiIl cardinale Montenegro a JesiIl cardinale Montenegro a Jesinale Montenegro a Jesi
Il cardinale Montenegro a Jesi

JESI – Tanta gente ieri pomeriggio ha partecipato all’incontro con il cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana e arcivescovo metropolitano di Agrigento che comprende anche Lampedusa e Linosa, tenutosi al Centro Pastorale di via Lorenzo Lotto.

Il cardinale Francesco Montenegro durante l'incontro tenutosi al Centro Pastorale di via Lorenzo Lotto
Il cardinale Francesco Montenegro durante l’incontro tenutosi al Centro Pastorale di via Lorenzo Lotto

«Il fenomeno migratorio ci ricorda la vita di Gesù – ha detto il prelato messinese – L’accoglienza non è un problema di generosità ma di fede: non si può essere più o meno credenti. Il migrante è un problema mio, se non lo si vuole vedere è perché ci mette davanti al nostro egoismo. Dio lo troviamo su un barcone, siamo abituati a vederlo glorioso per questo con gli abiti sporchi e un altro colore della pelle non lo riconosciamo». Il cardinale non ha avuto esitazioni: «Tanti Giuseppe e Maria stanno cercando un posto dove far nascere il loro figlio e noi rispondiamo che non c’è posto». Sul significato dell’accoglienza: «Non basta dar voce ai poveri, l’accoglienza vera è quando avranno voce e siederanno alla nostra tavola. La globalizzazione ha creato i poveri che la società ha escluso e non vuole vedere: il punto non è salvare queste persone è trattarle come tali. Dobbiamo smetterla di considerarci esportatori di democrazia e invece di ritenerci primi della classe dovremmo metterci in fila con gli altri». Il prelato conosce molto bene la situazione delle isole siciliane di Lampedusa e Linosa: «Sono orgoglioso di queste persone quando i profughi le ringraziano perché sono stati salvati da loro. Sapete come ci si sente davanti a più di trecento bare? Cadaveri abbracciati, che vengono ritrovati in fondo al mare in ginocchio con le mani giunte».

A fare gli onori di casa il vescovo Gerardo Rocconi e Olivero Forti responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana che ha illustrato il progetto dei corridoi umanitari che si attiveranno in Etiopia a partire da questo mese: «Progetto voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e che prevede, nell’arco di due anni, il trasferimento dai campi etiopici di oltre 500 profughi, in prevalenza eritrei, somali e sud sudanesi». Ha partecipato all’incontro anche Ettore Fusaro presidente del “Consorzio Communitas” onlus (nato nel 2009 dall’iniziativa di alcuni enti gestori di Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione di migranti e rifugiati) e formatore progettista per la Caritas di Senigallia si è soffermato sul valore degli inserimenti sociali per i rifugiati e richiedenti asilo.

© riproduzione riservata