JESI – Tanta gente ieri pomeriggio ha partecipato all’incontro con il cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana e arcivescovo metropolitano di Agrigento che comprende anche Lampedusa e Linosa, tenutosi al Centro Pastorale di via Lorenzo Lotto.
«Il fenomeno migratorio ci ricorda la vita di Gesù – ha detto il prelato messinese – L’accoglienza non è un problema di generosità ma di fede: non si può essere più o meno credenti. Il migrante è un problema mio, se non lo si vuole vedere è perché ci mette davanti al nostro egoismo. Dio lo troviamo su un barcone, siamo abituati a vederlo glorioso per questo con gli abiti sporchi e un altro colore della pelle non lo riconosciamo». Il cardinale non ha avuto esitazioni: «Tanti Giuseppe e Maria stanno cercando un posto dove far nascere il loro figlio e noi rispondiamo che non c’è posto». Sul significato dell’accoglienza: «Non basta dar voce ai poveri, l’accoglienza vera è quando avranno voce e siederanno alla nostra tavola. La globalizzazione ha creato i poveri che la società ha escluso e non vuole vedere: il punto non è salvare queste persone è trattarle come tali. Dobbiamo smetterla di considerarci esportatori di democrazia e invece di ritenerci primi della classe dovremmo metterci in fila con gli altri». Il prelato conosce molto bene la situazione delle isole siciliane di Lampedusa e Linosa: «Sono orgoglioso di queste persone quando i profughi le ringraziano perché sono stati salvati da loro. Sapete come ci si sente davanti a più di trecento bare? Cadaveri abbracciati, che vengono ritrovati in fondo al mare in ginocchio con le mani giunte».
A fare gli onori di casa il vescovo Gerardo Rocconi e Olivero Forti responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana che ha illustrato il progetto dei corridoi umanitari che si attiveranno in Etiopia a partire da questo mese: «Progetto voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e che prevede, nell’arco di due anni, il trasferimento dai campi etiopici di oltre 500 profughi, in prevalenza eritrei, somali e sud sudanesi». Ha partecipato all’incontro anche Ettore Fusaro presidente del “Consorzio Communitas” onlus (nato nel 2009 dall’iniziativa di alcuni enti gestori di Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione di migranti e rifugiati) e formatore progettista per la Caritas di Senigallia si è soffermato sul valore degli inserimenti sociali per i rifugiati e richiedenti asilo.