JESI – I problemi dell’ospedale “Carlo Urbani” sono sempre i soliti: carenza di personale, tanto medico che infermieristico, la presenza – tutto l’anno – di zanzare nei vari reparti e il malfunzionamento dell’impianto di climatizzazione. Nodi che rischiano di compromettere, secondo il Tribunale per i Diritti del Malato e il Comitato a Difesa dell’Ospedale di Jesi, la regolarità del servizio dell’ospedale “Carlo Urbani”. Un rischio così alto che i due coordinatori – rispettivamente Pasquale Liguori e Franco Iantosca – hanno presentato un esposto in Procura.
«Dopo i ripetuti solleciti all’Asur e le ripetute denunce a mezzo stampa da noi fatte – scrivono in una nota congiunta – mai nessun riscontro è pervenuto, per cui Tribunale per i diritti del malato e Comitato a difesa dell’ospedale di Jesi, in data odierna (28 luglio), hanno presentato un esposto in Procura. Tale esposto ha lo scopo di chiedere all’Autorità giudiziaria di verificare la sussistenza o meno di presupposti che possano cagionare una possibile interruzione, ovvero turbamento della regolarità di un servizio di pubblica necessità come quello sanitario. Le motivazioni a supporto dell’esposto sono da riferirsi in primis alla mancanza di personale medico e infermieristico, in particolare per il Pronto soccorso di Jesi, dove mancano 5 medici. La grave carenza di personale ci preoccupa in maniera forte in vista di un eventuale ritorno della pandemia – sottolineano Liguori e Iantosca – l’esposto in questione ha anche lo scopo di verificare la sussistenza di tutte le misure di sicurezza ed igiene ambientale al “Carlo Urbani”, sia per quanto concerne la presenza tutto l’anno di zanzare, sia per quanto riguarda i ripetuti malfunzionamenti dell’impianto di climatizzazione».
Sulla questione risponde il direttore dell’Unità operativa Pronto soccorso dottor Mario Càroli, che si dice «affatto sorpreso» dell’esposto, visto che Tdm e Comitato più volte avevano fatto presente alla Asur la carenza di personale, restando inascoltati.
«In effetti un problema da noi al pronto soccorso c’è – dice – ma non è di adesso, anzi è da giugno che lo diciamo. Cinque medici mancano all’appello; due dottoresse sono in maternità, due assunti con contratti Co.co.co. Covid hanno terminato il loro periodo di lavoro qui e sono stati assunti altrove, oggi (30 luglio) l’ultimo medico ci ha salutati, essendo stato assunto all’ospedale di Rimini. Siamo rimasti in nove, ma con le ferie e i riposi, è comunque difficile garantire la copertura di tutti i turni e un’efficiente risposta all’utenza (in media al pronto soccorso si registrano 95-100 accessi giornalieri). Per cui – aggiunge – per cercare di coprire tutti i turni ho dovuto chiedere a qualche medico di fare il turno doppio e ho dovuto togliere il terzo medico di pomeriggio per impiegarlo in altra fascia oraria che altrimenti sarebbe rimasta scoperta. Perché comunque, meno medici significa tempi di attesa più lunghi e una risposta non adeguata alle richieste dell’utenza».
Altro nodo spinoso è quello delle zanzare, che ogni anno (ma non solo d’estate) proliferano e affliggono i malati. «Purtroppo temo che questo problema non sia risolvibile con delle disinfestazioni – aggiunge – perché da come mi hanno spiegato i tecnici, io non lo sono, servirebbe rifare le fondamenta dell’ospedale stesso che poggiando su una zona paludosa quindi sempre umida garantisce un ambiente favorevole per il proliferare delle zanzare. Inoltre sulla copertura dello stesso edificio vi sono zone dove quando piove si creano ristagni d’acqua. Insomma… questa – conclude Càroli – la vedo molto difficile come soluzione».