JESI – Buona la prima. Tutto ha funzionato alla perfezione nella nuova sede Caritas. La struttura, che ha richiesto circa due anni di lavori, è stata aperta ufficialmente oggi. Una ventina gli utenti che hanno pranzato negli ampi e luminosi locali di viale Papa Giovanni XXIII. È un giorno storico per la Diocesi jesina.
«Siamo finalmente partiti – commenta con orgoglio Marco D’Aurizio, direttore della Caritas che tanto si è dato da fare, assieme ai suoi collaboratori, per rendere accoglienti i nuovi spazi -. Oggi abbiamo effettuato il primo servizio mensa. Una ventina gli utenti a pranzo, che si sono trovati molto bene. Anche noi, per la verità, ci siamo trovati ottimamente. Qualcosa, ovviamente, va ancora sistemato, il trasloco dal vecchio immobile di via San Giuseppe prosegue. Ma siamo comunque molto soddisfatti. Tutto ha funzionato, non ci sono stati intoppi, anche perché ci siamo preparati per tempo».
«Addio via San Giuseppe 27 – scrive Maria Sofia Rossetti, altra preziosa operatrice Caritas -. Non so se è vero che anche i luoghi hanno un’anima ma di certo, dopo venti anni, parte della mia rimane lì. Li dove ho trovato e a volte perso la spensieratezza dell’infanzia, amici, amori e passioni, modelli e valori, incoerenze, contraddizioni e delusioni. Lì dove passato e futuro si sono sempre intrecciati. Ora, se è vero che si impara ad amare un luogo, è giunto il momento di impararne ad amarne un altro…».
L’architetto Luca Schiavoni, ideatore della sede Caritas (costata circa 1 milione di euro, finanziato dall’8×1000 alla Chiesa Cattolica), spiega così il progetto: «Nel 2012 la Diocesi di Jesi ha indetto un concorso di progettazione a inviti per la nuova sede della Caritas diocesana da realizzare in viale Papa Giovanni XXIII, in un lotto ricco di vegetazione arborea ad alto fusto. Il programma funzionale per il nuovo edificio prevedeva due corpi di fabbrica distinti, uno per la prima accoglienza e l’altro per i servizi – si legge nella rivista di settore Mappe -. La sfida consisteva nell’ideare un edificio con una struttura architettonicamente significativa che avesse al tempo stesso costi molto bassi, ben al di sotto di quelli di mercato. Una tecnica di costruzione interamente a secco e la gestione separata degli appalti hanno consentito di raggiungere gli obiettivi del programma riducendo al minimo anche i costi imprenditoriali, tipici del mercato edile. La struttura è stata perciò realizzata interamente in acciaio, con materiali industriali per le facciate e schermature in legno di pino per le testate e l’ingresso. La colorazione scura delle facciate in lamiera non riflette la luce e tende a nascondere la costruzione tra gli alberi. L’edificio si sviluppa su tre livelli ed è stato collocato con il piano principale a livello della strada, realizzando una sorta di ponte naturale dal cancello al portico di ingresso e mantenendo il resto dell’edificio idealmente staccato dal giardino. Dal portico dell’atrio centrale una scala esterna coperta da accesso alle unità di accoglienza temporanea poste al primo piano, svincolandole così totalmente dagli altri spazi di servizio. Gli ambienti interni sono dotati di impianti termici e di ventilazione meccanica completamente elettrici, ed hanno finiture molto semplici e sobrie».