JESI – Aumentano le richieste di aiuto da parte delle donne vittime di violenza. E il Covid non aiuta affatto. A fare il punto, alla vigilia dell’8 marzo, è la Casa delle Donne di Jesi.
«Nel periodo tra marzo e maggio del 2020 – spiegano le coordinatrici -, lo Sportello Antiviolenza ha avuto un quasi arresto delle chiamate in seguito all’introduzione delle misure di contenimento, una forte flessione pari a meno della metà di nuovi contatti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, destando in noi operatrici forti preoccupazioni. L’aumento delle chiamate ha registrato un incremento nei periodi tra giugno e la seconda metà dell’anno con un’ importante crescita dei contatti, anche tramite chat, social, ecc. Come si sono triplicate le ore dei colloqui effettuate. In quei mesi, le richieste di aiuto sono raddoppiate (una media di 4 /5 nuovi contatti al mese). Le donne hanno di fatto rinviato durante il periodo di lockdown il primo contatto con lo Sportello, per poi rivolgersi con maggiore intensità in un secondo momento. Meno critico è stato invece il mantenimento dei rapporti con le donne che avevano già iniziato un percorso di uscita dalla violenza prima dell’inizio dell’emergenza. Quarantaquattro le nuove donne che hanno contattato lo Sportello di Casa Delle Donne nel 2020, di queste 34 hanno fatto accesso ai servizi di ascolto, di sostegno psicologico e consulenza/assistenza legale. Nel 2019, tenuta la piena operatività dei 12 mesi, erano state 28 le nuove donne accolte in aggiunta a quelle degli anni precedenti. Poco confortante quanto già emerge in questo inizio 2021: quattordici le nuove donne (circa 6/ 7 donne al mese in questi due mesi e mezzo)che hanno contattato lo Sportello, di queste, 11 fanno percorsi sociali, psicologici, legali».
Ad un anno dalla pandemia, riferiscono dalla Casa delle Donne, «possiamo dire con fierezza che mai abbiamo sospeso lo Sportello, la Casa è stata sempre aperta e si è operato in sicurezza. In questi mesi abbiamo dovuto auto-organizzarci nell’emergenza un’infinità di volte, trovando velocemente soluzioni, abbiamo lavorato con una grande flessibilità e capacità di adattamento, riorganizzando modalità e i tempi di lavoro, che si sono intensificati. Non solo abbiamo incrementato lo Sportello, assicurando sempre la presenza in tutte le modalità ma abbiamo rafforzato e ideato nuovi servizi in risposta ai bisogni emergenti, come lo Sportello Cor Urat che in pochi mesi ha ricevuto un numero importante di donne in difficoltà psicosociali aggravate o ingenerate dalla pandemia (attualmente sono 12 i percorsi di sostegno avviati), ma anche quello che ormai è diventato un appuntamento fisso del giovedì sulla nostra pagina Facebook con le pillole video #fatecicaso, realizzate da una nostra operatrice. A questo si aggiungono le 40 ore di formazione, i tirocini con le Università e la campagna lanciata a novembre “Un nemico fuori e un nemico in casa. Per molte donne la casa non è un luogo sicuro”, con la grafica di Caterina Fattori con cui abbiamo tappezzato la città e i social…insomma da ‘ste parti non solo non ci si ferma ma si è una operosa conferma!».
Con l’insorgere dell’emergenza epidemiologica da Covid 19 nei primi mesi del 2020, fin da subito la Casa delle Donne ha temuto di dover fronteggiare numeri in aumento. «Abbiamo iniziato a parlare di un probabile futuro aumento dei casi di violenza contro le donne tra le mura domestiche a causa del maggior rischio dovuto al confinamento forzato e alle difficoltà per le donne conviventi con il maltrattante a denunciare e rivolgersi ai centri come il nostro. E i dati non ci hanno smentite, ahinoi! Non da ultimo molte donne hanno perso il lavoro in questo anno e sono risultate maggiormente esposte, essendo costrette a lunghe permanenze in casa e diventando in misura maggiore economicamente dipendenti dai loro compagni con conseguenti maggiori difficoltà a sottrarsi alla violenza. La violenza domestica già presuppone la messa in atto ad opera dell’abusante di una vera e propria strategia di controllo per isolare le donne dalle loro relazioni familiari, amicali, sociali e fonti di sostegno esterno. Il lockdown e la quarantena, unite alle misure restrittive necessarie per ridurre la diffusione della pandemia, hanno di fatto contribuito ad aumentare ulteriormente l’isolamento delle donne e le loro difficoltà ad attivare reti di supporto».
Un servizio prezioso, quello svolto dalla Casa delle Donne, a cui è necessario un supporto. «Abbiamo vissuto e viviamo criticità come la mancanza di risorse sufficienti, soprattutto in questo periodo per far fronte anche alle spese aggiuntive sostenute per fronteggiare l’emergenza sanitaria, l’acquisto dei dispositivi di protezione e per la sanificazione degli ambienti, come anche per mettere in campo misure per rinforzare l’accesso telefonico e telematico per assicurare il supporto immediato nella fase di emersione della violenza e delle sofferenze. Così pure l’ulteriore attività di sensibilizzazione, promozione per potenziare l’informazione alle donne e pubblicizzare lo Sportello Antiviolenza e Cor Urat. Anche perché lo ricordiamo, i servizi sono gratuiti e accessibili a tutte, e le operatrici sono volontarie, professioniste toste e preparate. Altro lavoro di cura non retribuito, ma questa è un’altra storia…o meglio è la solita storia».