Dopo quattro mesi e mezzo dall’annuncio dell’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo, il consiglio di amministrazione di Ubi Banca ha bocciato l’operazione con cui la prima banca italiana, guidata da Carlo Messina, punta ad acquisire il controllo dell’istituto di credito bergamasco per rafforzare il suo ruolo di player europeo. Il consiglio riunito in mattinata, all’unanimità, ha ritenuto che l’ops «non concordata con l’emittente, non sia conveniente per gli azionisti di Ubi Banca», ed ha affidato alla presidente Letizia Moratti e all’amministratore delegato Victor Massiah l’illustrazione di questa posizione, peraltro da tempo nell’aria. Già nei mesi scorsi, infatti, gli azionisti forti di Ubi avevano manifestato la propria contrarietà all’ops di Intesa – che offre 1,7 azioni proprie in cambio di un titolo Ubi – un progetto considerato ostile, finanziariamente inadeguato e industrialmente inaccettabile per via del fatto che porterà alla scomparsa di Ubi, previa cessione di circa un terzo delle sue filiali su base nazionale.
Alla luce delle valutazioni e di tutti gli elementi considerati, tra i quali i pareri espressi da Credit Suisse e Goldman Sachs, il cda Ubi ritiene che il corrispettivo offerto da Intesa «esprime una valorizzazione di Ubi Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli azionisti di Ubi Banca rispetto agli azionisti di Intesa». L’offerta, «non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli azionisti di Ubi Banca i rischi connessi al raggiungimento degli obiettivi» fissati da Intesa. Inoltre il concambio «non remunera adeguatamente tali rischi e, inoltre, comporta un’allocazione del valore e delle sinergie molto più favorevole» ai soci di Intesa. Si ritiene inoltre che Intesa non potrebbe «imporre a Ubi Banca l’adesione all’accordo Bper. Un organo di gestione che agisca nel rispetto della legge non potrebbe deliberare legittimamente l’adesione all’accordo Bper e la dismissione del ramo bancario» di 532 filiali «e ciò a prescindere da ogni considerazione sulla congruità del prezzo di cessione».
«Se Ubi Banca continuerà ad essere indipendente, resterà un soggetto di riferimento nei territori in cui opera. Questo istituto ha il potenziale per affermarsi come terzo polo nel settore bancario in Italia, contraddistinto da radicamento nelle regioni, con un azionariato stabile e le cui stanze sono aperte a una varietà di istituzioni», ha concluso la Moratti.
Sempre nel pomeriggio, Victor Massiah ha illustrato l’aggiornamento del piano industriale al 2022 di Ubi Banca, che prevede la conferma di tutte le principali linee guida a cui si aggiunge la scelta strategica di internalizzare il comparto assicurativo relativo ad Aviva Vita a partire dal 30 giugno 2021, mediante acquisto della totalità del capitale della joint venture, attualmente detenuto al 20%. Per l’impatto del Covid-19 si prevede ora, per il 2022, un utile netto pari a 562 milioni contro i 665 del piano originale, diffuso a febbraio, a fronte di una riduzione di circa 1 punto percentuale di RoTE.
Massiah ha sottolineato la capacità «di resilienza» della banca, ottenuta «in un contesto particolarmente complesso». Ubi attende di arrivare al 2022 con «una solida posizione patrimoniale» e di distribuire circa 840 milioni di capitale in eccesso, pari a oltre 73 centesimi di euro per azione nel triennio.