JESI – «Abbiamo nuove idee, investiamo tempo ed energie per farci trovare pronti, ma abbiamo bisogno di qualche certezza in più». Enrico Marconato, titolare del Paradise Playcenter di Monsano, si appella al premier Mario Draghi attraverso l’Anbi, associazione nazionale bowling e intrattenimento (è uno dei componenti del direttivo nazionale). «Purtroppo le restrizioni attuali non ci consentono di riaprire al pubblico, per cui dobbiamo continuare ad aspettare che la situazione migliori – dice Marconato -. I nostri dipendenti percepiscono una cassa integrazione molto bassa e spesso in ritardo. I ristori non arrivano. Rischiamo di riaprire con meno personale e non tutte le strutture saranno in grado di farlo al termine di questo periodo».
Il Paradise, ad esempio, spiega sempre il titolare, è in grado di ospitare persone in piena sicurezza, anche riducendo la percentuale di occupazione, se necessario, potendo contare su ampi spazi a disposizione. «Un anno fa – ricorda Marconato – l’inizio di questa pandemia, che ha stravolto la vita di tutti. Mesi difficili, che hanno messo a dura prova famiglie e aziende. Noi del “Paradise” stiamo tenendo duro e investiamo tempo ed energie per lavorare a nuove idee per il futuro. Ringraziamo tutti coloro che ci scelgono e ci sostengono con ordini da asporto e consegne a domicilio. Non vediamo l’ora di riaprire le porte ed accogliervi nuovamente al “Paradise”, per tornare a divertirci insieme, in piena sicurezza».
Condivide pertanto l’appello che l’Anbi ha lanciato al presidente Draghi per evitare chiusure nel settore. «Oggi in Italia sono attivi circa 300 centri d’intrattenimento per famiglie. Si tratta di ampie strutture, che possono raggiungere i 10.000 mq, al cui interno sono ospitate piste da bowling, giochi per bambini e famiglie, spazi per festeggiamenti e ristorazione a tema. Da un anno questi impianti sono chiusi per le note disposizioni anti Covid-19, né si intravede una possibile data per la riapertura – si legge -. Abbiamo sottolineato al presidente Draghi la estrema gravità della situazione economica in cui versano i gestori e le famiglie dei loro dipendenti, dopo tanti mesi di Cassa Integrazione. Alcune di queste aziende saranno purtroppo costrette a chiudere definitivamente in primavera, perché i costi continuano a gravare sulle aziende quanto a IMU, TaRi, canoni di affitto rilevanti e utenze, che richiedono fino a 10.000 euro al mese, anche con l’attività chiusa. Assimilati dai codici Ateco alle Sale Giochi, questi grandi spazi per famiglie, nello stile dei Family Entertainment Center, o FEC americani, restano chiusi anche in Zona Bianca, mentre centri commerciali e ristoranti operano da mesi».
«Le famiglie – spiega ancora Marco Raganini, presidente dell’Anbi – hanno bisogno di altre proposte per il tempo libero, che non si riducano solo all’affollare i parchi giochi per bambini o i centri delle città, ma permettano ai bambini di giocare in sicurezza, in ampi spazi presidiati, dove è possibile prevenire ogni forma di assembramento». I gestori di questi centri sono infatti disponibili a prevedere nuovi protocolli di sicurezza che ne riducano sostanzialmente la capienza, per accogliere le famiglie decuplicando il metro di distanza tra persone, attualmente previsto anche per centri commerciali o ristoranti, «ai quali si accede per ore senza mascherina. Il settore, per il quale si avvicina pericolosamente la stagione di minore attività, ha richiesto al Presidente del Consiglio di poter accedere a nuove forme di ristoro e finanza agevolata, per consentire di superare questo anno terribile ed avere qualche prospettiva per il futuro».