CHIARAVALLE – Tenuti senza cibo, senza cure veterinarie e in cattive condizioni igieniche, in una zona rurale alle porte del centro cittadino dove era stato ricavato una sorta di canile lager, privato. A porre fine a quello che era diventato un inferno per 22 cagnolini, per lo più cani da caccia di razza, era stata Legambiente con le guardie zoofile che avevano denunciato condizioni inadeguate fino all’intervento della polizia municipale coordinata dalla Procura dorica. A distanza di quattro anni oggi è arrivata la condanna, al tribunale di Ancona, per il proprietario della struttura, un 65enne chiaravallese: 5mila euro di multa per detenzione di animali in condizioni da causare gravi sofferenze e 500 euro di provvisionale a favore di Legambiente. Per il risarcimento danni sarà da quantificare in sede civile. Confiscati i cani già sequestrati. Così ha deciso oggi pomeriggio il giudice Francesca De Palma, dopo la requisitoria del pm e le arringhe della difesa e della parte civile, derubricando il reato di maltrattamento di animali inizialmente ipotizzato dalla Procura.
In aula, mentre parlava l’avvocato Tommaso Rossi, per Legambiente, l’imputato ha obiettato indignato ad alcune conclusioni, quando non è concesso parlare, poi ha lasciato l’aula invitato dallo stesso difensore. Dopo la sentenza si è rivolto sempre allo stesso difensore dicendo: «Ora sarete contenti».
Il sequestro dei cani era avvenuto a fine maggio 2014, dopo un’operazione della polizia municipale di Chiaravalle e di Ancona, con l’ausilio delle guardie zoofile di Legambiente e il coordinamento della Procura dorica, che da tempo tenevano d’occhio il 65enne e la sua struttura. All’interno erano stati trovati gli animali in box angusti, affamati e ridotti pelle e ossa, ammalati, con pulci e zecche. Nel blitz era stata trovata anche la carcassa di un cane, semi seppellito. Nella stessa struttura c’erano anche cani di privati, per lo più cani da caccia, tenuti però in buone condizioni.
Nella requisitoria del pm Francesca Sbriccoli, che aveva chiesto una condanna a 10mila euro di multa, è stato sottolineato come nella struttura i cani erano tenuti in modo inadeguato perché trovati malati e non trattati con le dovute cure veterinarie. Questo per i cani senza più un padrone ma che il proprietario della struttura aveva preso con sé e a lui affidati in via definitiva.
Nell’arringa della parte civile, l’avvocato Rossi ha evidenziato come i cani erano in imminente pericolo di vita e con cucce di plastica fatte passare dalla difesa per moderni iglù in vendita anche su siti specifici di animali. L’avvocato della difesa, rappresentata da Elisabetta Candi, ha spiegato invece come l’imputato si prendeva cura tutti i giorni dei cani ospitati, riportando le testimonianze già acquisite in sede di dibattimento di persone che lo vedevano portare da mangiare e accudire con cura gli animali. Una tesi che non ha convinto il giudice. Probabile il ricorso in appello.