Jesi-Fabriano

Chiaravalle, vicenda Chiostro: ora è il tempo della politica e delle idee

Rifondazione comunista-Sinistra europea interviene sulla questione che ha riguardato l'abbazia cistercense, chiedendo che in consiglio si discuta sul futuro dell'area

Il chiostro dell'abbazia di Chiaravalle

CHIARAVALLE – Dopo l’archiviazione della vicenda relativa al Chiostro/orto del prete, non tardano le reazioni da parte del mondo politico. In particolare a intervenire è il partito della Rifondazione Comunista Prc-Sinistra europea Se. «L’assoluzione della Corte dei Conti degli ex amministratori e degli ex consiglieri comunali di Chiaravalle dalle responsabilità e dalle accuse che hanno riguardato la permuta e la concessione novantennale alla Parrocchia da parte del Chiostro abbaziale, chiude una delle peggiori pagine politiche della città dal dopoguerra ad oggi – scrivono gli esponenti del partito – fummo, all’epoca anche noi, i primi contrari a quella scelta e riteniamo ancor oggi fosse un errore, tuttavia abbiamo sempre pensato che il confronto politico sia fatto di dissenso e conflitto ma non di sospetti e insinuazioni. Bene così quindi, ne guadagna la città, la sua storia e la dignità politica di quanti si sono impegnati a gestire la cosa pubblica».

Tuttavia, come sottolineano Prc-Se, questo lungo periodo in cui la vicenda giudiziaria è rimasta sospesa ha creato malumori e conflitti, esercitando un influsso inevitabilmente negativo nella società e nel Consiglio comunale che ne è espressione politica. «Questi otto anni però e le tante fantasiose narrazioni, l’esibizione di meriti senza fatti, il macigno del sospetto che ha depresso la dialettica nel Consiglio Comunale e nel dibattito pubblico lasciano sul campo ritardi e problemi – scrivono ancora – l’area dell’ex Cral, coinvolta direttamente in questa vicenda, è in pieno degrado, mentre il Chiostro, per il quale erano stati stanziati dalla regione ben 5 milioni di euro, resta senza progetto e senza un indirizzo per le funzioni che potrebbe svolgere. Di certo c’è solo che quell’area è stata acquisita, in un’asta fallimentare, a poco più di un milione di euro, da chi e con quali scopi, sarebbe necessario fosse pubblicamente noto, visto che da sempre, questi spazi sono considerati strategici per lo sviluppo della città. Altrettanto utile sarebbe sapere perché l’attuale Amministrazione non abbia provveduto, visto il prezzo così modesto, per un’acquisizione diretta. Non solo – insistono dal circolo Prc-Se – nonostante anni di chiacchiere sulla necessità (da noi per altro condivisa) di evitare in questa zona insediamenti commerciali di grande impatto (il famigerato megastore) nessuna revisione delle decisioni urbanistiche adottate dalla precedente giunta è stata fatta e nessuna norma cambiata, salvo le richieste fatte alla Sovrintendenza per alcuni vincoli storici. Queste inerzie, questi ritardi costeranno molto caro alla città, soprattutto oggi, che la straordinarietà dei tempi caratterizzati dalla pandemia, aggiunge nuove e gravi incognite».

L’auspicio espresso dunque dal circolo di Rifondazione comunista-Sinistra europea è che quanto prima, a cominciare dal Consiglio comunale, riprenda la discussione sui fatti, «che siano chiarite alla città le vicende e le intenzioni della nuova proprietà dell’area ex Cral, siano adottate scelte che permettano il governo delle stesse e diano inizio alle opere per la riqualificazione del Chiostro. Auspichiamo perciò che il Consiglio comunale affronti questi temi – conclude – e lavoreremo perché nella città si apra su questi temi un confronto di idee capaci di recuperare il tempo perduto».