JESI – «L’ospedale Carlo Urbani sta perdendo la sua identità e i suoi servizi essenziali, dopo il depotenziamento dei reparti, frammentati per via del Covid e le specialità chirurgiche ridotte ai minimi termini, adesso anche lo sportello della banca interna all’ospedale è stato chiuso. Dove andremo di questo passo?». La segnalazione è del presidente del Comitato in difesa dell’ospedale dottor Franco Iantosca, che spiega come da venerdì scorso lo sportello della Ubi Banca che si trova all’ingresso dell’ospedale jesino sia “temporaneamente chiuso”.
Questa è infatti la dicitura riportata su un cartello affisso al vetro della filiale, ma non è specificato quanto durerà la chiusura. «E cioè quanto durerà questo disservizio arrecato a personale medico, familiari dei pazienti e a tutti quei clienti che da sempre si servono nella filiale» dice il dottor Iantosca. La motivazione pare sia legata alla richiesta, non soddisfatta, di una dose di vaccino per l’unico dipendente in servizio nella filiale, il quale temendo per la sua salute visto che quotidianamente è a contatto con personale sanitario, pazienti, familiari e persone di passaggio, ha chiesto alla direzione sanitaria di poter essere vaccinato. Ma sembra che questa procedura non sia prevista risultando dipendente non dell’Asur bensì della banca. «Eppure – contesta il dottor Iantosca – mi risulta che il personale amministrativo della Asur sia stato vaccinato, così come i sanitari, il personale addetto alla misurazione della temperatura all’ingresso, quello del bar e gli addetti alle pulizie. E non tutti sono dipendenti Asur, bensì di cooperative che operano in appalto. Come mai tanti problemi per il lavoratore della banca? Oltretutto parliamo di una dose soltanto. È assurdo, anche perché ci ha perso l’ospedale», continua il dottore.
La rimostranza del dipendente, infatti, portata avanti in sede sindacale, ha indotto i vertici dell’Istituto di credito a prendere la decisione di chiudere momentaneamente lo sportello, in attesa degli sviluppi della vicenda. Il dipendente non ci ha rimesso ulteriormente poiché è stato comunque impiegato in un’altra filiale.
«Ma per chi ha sempre contato su questo servizio utilissimo dentro all’ospedale c’è grande amarezza – conclude Iantosca –; come Comitato ci sentiamo in dovere di segnalare questo disservizio e il comportamento dei dirigenti della Asur che sono stati più volte sollecitati con mail e raccomandate prima di ammettere che quella procedura, che a noi del Comitato appare banale, fosse insormontabile. Mancate risposte come quelle del presidente della Regione Acquaroli e dell’assessore alla Sanità Saltamartini, che ho più volte sollecitato a incontrare per parlare del nostro ospedale di Jesi e della situazione della sanità locale. Se il loro silenzio si protrarrà, intendo portare avanti azioni di protesta concrete».