JESI – L’annuncio della chiusura dello stabilimento jesino della Caterpillar, di via Roncaglia, è stata una doccia fredda che ha scosso cittadini e istituzioni di Jesi e Vallesina. Sono 270 i posti di lavoro, fra indeterminati e interinali, coinvolti dalla cessazione annunciata dalla multinazionale.
Sulla vicenda choc interviene Andrea Storoni, vice presidente della Provincia di Ancona: «La delocalizzazione non poteva essere la risposta per Elica, non dovrà esserlo neppure per Caterpillar. Se corrisponde a verità che recentemente il lavoro sia aumentato, se corrisponde a verità che il personale è stato interessato da straordinari, seppur in un periodo di difficile reperimento di materie prime, sarà necessariamente vero che trasportare l’attività in altro luogo servirà, non per migliorare la produzione, non per diminuire il prezzo finale al consumatore, né per garantire maggiori standard qualitativi ai nuovi lavoratori, ma per altro». E poi l’invito: «L’azienda riveda la propria posizione sullo stabilimento di Jesi».
Durante la partita di calcio tra Jesina e Azzurra Colli, allo stadio Carotti di Jesi, è arrivato anche il sostegno dei tifosi leoncelli, con uno striscione con su scritto: «Vicini agli operai della Caterpillar».
Preoccupazione anche da parte della Diocesi di Jesi, con in prima linea il vescovo Gerardo Rocconi, della Commissione diocesana per i problemi sociali e del lavoro, della Caritas Diocesana e del Progetto Policoro diocesi di Jesi, che attraverso una nota hanno espresso il loro «sostegno e una piena solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della Caterpillar di Jesi che si trovano, loro malgrado, ad affrontare le gravissime conseguenze della decisione della multinazionale americana di chiudere lo stabilimento di Jesi». E ancora: «Le ricadute di questo evento sul territorio della nostra Diocesi produrranno inevitabilmente un grave danno economico, produttivo e sociale e allo stesso tempo ci metteranno tutti, nessuno escluso, oggi e nei giorni che verranno, di fronte ad una responsabilità etica e morale di grave entità, sia a livello individuale che pubblica: come promotori e sostenitori di un lavoro dignitoso, partecipativo e solidale crediamo fermamente che l’economia sia anche “cura”, cura di un territorio, di una comunità, dell’equilibrio di un intero sistema sociale dove le relazioni umane prendano ampiamente parte ad un processo di ricomposizione della dignità di ogni percorso di sviluppo economico».
Per concludere: «Ci auguriamo vivamente che si attivino fin da subito, da parte dei soggetti istituzionali preposti, con ogni mezzo e strumento disponibili, una serie di azioni di sostegno nei confronti di tutti i dipendenti della Caterpillar in tempi brevi e soprattutto si avvii una seria riflessione sul futuro economico e produttivo dei nostri territori da parte delle amministrazioni locali in sinergia con tutti quei soggetti a vario titolo coinvolti: auspicabile per tutti e soprattutto per le future generazioni un cambio di paradigma nel pensiero e nella pratica economica fatto di tessitura di legami reciproci e solidali senza trascurare l’impegno per una riflessione anche culturale sulla “capacità produttiva” di un’intera comunità in sintonia con le sue radici storiche e geografiche e con le sue risorse attuali e future».