JESI – L’esperienza Progettojesi sta per concludersi. Costituita nel 2006 e messa in liquidazione nel 2015, la municipalizzata per le alienazioni di immobili pubblici, amministrata inizialmente dall’attuale sindaco Massimo Bacci prima della candidatura, si avvia velocemente verso la cessazione definitiva dell’attività. Si è proceduto infatti a estinguere il debito della medesima società con gli istituto di credito e a “restituire” al Comune quanto restava del patrimonio affidatole, invenduto: beni per circa 12,5 milioni di euro degli oltre 35 assegnati in origine.
Alla Progetto Jesi, il Comune ha conferito immobili per circa 19 milioni di euro, che sono andati a formarne il capitale sociale. Altri 12 milioni di patrimonio non strategico, invece, sono stati direttamente venduti. Fra i beni ceduti che più hanno fatto discutere, villa Borgognoni e la palazzina ex Asur di via Gallodoro, entrambe ora di proprietà del municipio. Utilizzando a garanzia tale stato patrimoniale, dunque, Progettojesi ha ottenuto in banca un fido per 15 milioni, interamente girato al Comune che lo ha usato a copertura di debiti. Nel 2016, la municipalizzata ha completato la restituzione alla banca dei 15 milioni di euro, più gli interessi maturati negli anni.
«Allo stato attuale – specifica l’amministrazione Bacci – la società ha raggiunto lo scopo sociale di restituzione del debito acceso con le banche, conseguente all’operazione di cartolarizzazione. Dal 2006 a oggi Progettojesi ha incassato complessivamente 23 milioni di euro dalle vendite di immobili ex comunali. Introiti utilizzati in massima parte per restituire appunto l’importo del fido e i relativi interessi alla banca, per la realizzazione delle opere di urbanizzazione legate all’operazione immobiliare di via Appennini Alta, alla copertura dei costi di gestione. Già nel 2017, la società di cartolarizzazione aveva retrocesso al Comune, Villa Borgognoni (ex ostello), la palazzina ex Asur di via Gallodoro, i locali di piazzale Don Milani nel complesso della Fornace e due appartamenti, in via Garibaldi e via Castelrosino, per un valore complessivo di 5.5 milioni. Una stima che sconta il deprezzamento successivo alla crisi del settore immobiliare e all’esplodere della bolla speculativa».
Ora è stata restituita al Comune anche la dotazione di beni residua: «Sei lotti in via Appennini Alta, un’area edificabile in via Appennini Bassa, cinque unità immobiliari fra negozi e uffici in Corso Matteotti, un negozio – garage in via Urbani, due terreni agricoli e un fondo rustico per complessivi 15 ettari, due terreni rurali in via dei Colli e via Roncaglia restituiti a destinazione agricola. Valore stimato 7 milioni di euro, anche in questo caso al netto di un deprezzamento negli anni».
Da definire ancora la destinazione della palazzina Asur e di villa Borgognoni, attualmente occupata dall’Azienda pubblica Servizi alla Persona. «Sono stati ottenuti numeri e risultati straordinari – commenta l’Esecutivo -, quando invece tutte le altre operazioni di società di cartolarizzazione si sono rivelate altrove dei flop». Chiaro il riferimento alla società Campus Boario.