Jesi-Fabriano

City Post, Jesi diventa museo a cielo aperto con i manifesti di “rinascita”

Sono una settantina le opere pronte ad essere affisse negli spazi messi a disposizione: l'intenzione è quella di «ridare la vita a luoghi morti». Artisti e creativi hanno “immortalato” la propria idea di ripartenza con fotografie, composizioni, parole e colori

City Post, i manifesti del liceo artistico

JESI – Settanta opere sono pronte a “invadere” la città. Fotografie, composizioni, parole e colori per raffigurare la ripartenza, immortalandola su carta, dopo l’isolamento e la paura. Ridando vita a manifesti “morti”.

City Post, l’iniziativa ideata dalla fotografa Francesca Tilio assieme Graziano Giacani e al collettivo Pensiero Manifesto, ha proprio questo scopo: restituire ossigeno agli spazi svuotati di significato dal Coronavirus.

Questa mattina, di fronte al palazzetto dello sport, la presentazione ufficiale del progetto. Già affissa l’opera realizzata da alcuni studenti del liceo artistico, coordinati dal professor Massimo Ippoliti. Nei prossimi giorni, i manifesti compariranno negli spazi messi a disposizione dal Comune e dall’azienda concessionaria della pubblicità Abaco. Determinante il contributo di Digitall.

Graziano Giacani, il vicesindaco Luca Butini e Francesca Tilio

«La città ha dimostrato ancora una volta di essere vivace e pronta ad accogliere sfide creative – le parole del vicesindaco Luca Butini, assessore alla cultura -. La velocità con cui l’iniziativa è stata portata a termine dimostra proprio la solidità del tessuto sociale e culturale jesino».

«Vogliamo riempire gli spazi morti con messaggi vivi, non finalizzati alla vendita ma alla creazione di una nuova socialità – ha ribadito Graziano Giacani -. Abbiamo coinvolto l’Assessorato alla Cultura, la società che si occupa delle affissioni e abbiamo trovato supporto prezioso dagli sponsor. L’idea è di creare un contatto con la comunità».

Soddisfatta l’ideatrice Francesca Tilio, che ha ripercorso la genesi del progetto nonostante la pioggia mattutina. «Cittadini autoctoni e forestieri
hanno invaso la nostra mail e da oggi parlano attraverso gli spazi pubblicitari vuoti a causa della pandemia! Grazie a tutti. Non vediamo l’ora di passeggiare nel museo a cielo aperto. Ero in strada con mia figlia, nei primi giorni dopo il lockdown, e una parete piena di manifesti mi ha colpito – ha ricordato -. Erano pubblicizzati concerti, spettacoli teatrali, convegni e dentro di me pensavo quanto sarebbe stato bello partecipare. Ma non era più possibile andarci. Quegli eventi erano, e sono, congelati nel muro e nella loro vera rappresentazione. Tutto è fermo, immobile. Gli unici annunci “vivi”, purtroppo, erano quelli funebri, che anche a causa di questa tragedia cambiavano giorno dopo giorno. Così ho sentito l’esigenza di dare un contributo per riportare in vita tutti i manifesti, gli spazi, le pareti utilizzate per la pubblicità». Presente il gruppo Pensiero Manifesto, artefice dell’iniziativa assieme a Tilio e Giacani.