JESI – Alberto Possanzini, Presidente, e Gianluca Mirizzi, vicepresidente. Con una platea di oltre 120 partecipanti si è concluso sabato scorso il Congresso della Cna di Jesi area vasta. Nella nuova squadra di presidenza ci sono anche Francesco Barchiesi, Giampiero Cardinali, Loredana Morici, Mirko Martelli, Nazzareno Baioni, Paride Pacetti, Massimiliano Marchegiani, Paolo Baioni, Graziano Tittarelli, Simone Serini, Genesio Beldomenico e Francesco Benigni.
«Siamo estremamente soddisfatti, sia per il tema affrontato, legato al cambiamento e all’innovazione – afferma Andrea Riccardi, segretario della Cna territoriale – sia per l’alto profilo dei relatori: dal filosofo e docente Diego Fusaro al prof. Giuliano Fattorini, dall’Assessore Regionale Manuela Bora all’imprenditore Amedeo Garini della Benea Prodotti. Il Congresso è stato organizzato presso il Liceo Scientifico, anche in risposta a quanto detto dal Presidente Mattarella in occasione del discorso del primo maggio: serve un nuovo e diverso rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro e, non a caso, durante il Congresso, dopo aver firmato un protocollo di intesa, abbiamo chiesto a due studenti di parlarci del loro sogno e delle loro aspettative. Inoltre, ritenendo imprescindibile il ruolo delle istituzioni per il rilancio delle aspettative, sono molto contento che, oltre all’Assessore regionale all’industria, artigianato e commercio, fossero presenti anche il Sindaco di Jesi e tanti primi cittadini dei Comuni della Vallesina».
Prima di rinnovare gli organismi si è così trattato e discusso su come nascono le idee per il cambiamento e, in una lectio magistralis, il professor Diego Fusaro ha spiegato, in chiave filosofica, quali strategie si dovrebbero adottare per riprenderci il futuro. «Il futuro non è più quello di una volta – ha spiegato Fusaro, docente presso l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici –. Viviamo nel tempo dell’eterno presente e del futuro desertificato, con grado zero delle aspettative. Se la modernità era stata l’epoca della passione per l’avvenire, il nostro tempo è caratterizzato dal presentismo assoluto. Che fare? Ripartire dall’impresa, dal lavoro e dall’interesse nazionale. Non vi è altra via per tornare a prendersi il futuro».