JESI – Stavano monitorando da tempo la palazzina di via Mercantini dove un inconsueto andirivieni aveva insospettito gli agenti del Commissariato di Jesi diretti dal vice questore aggiunto Michele Morra.
E la scintilla che ha fatto scoccare l’intera operazione antidroga della Polizia è scattata lunedì sera a causa di una lite che ha coinvolto tre giovani jesini, due uomini e una donna di età compresa tra i 25 e i 30 anni.
Una lite sentimentale sfociata a colpi di mazza da baseball che, alla fine, aveva portato i tre al pronto soccorso dell’ospedale “Carlo Urbani”, con un ferito al quale sono stati diagnosticati 10 giorni di prognosi.
Gli agenti del Commissariato erano intervenuti su segnalazione anonima che denunciava il litigio e, a quel punto, hanno deciso di fare irruzione nell’appartamento.
Una volta all’interno hanno fatto la scoperta che è andata ben al di là di quello che, in un primo momento, sospettavano.
Infatti, in una cabina armadio costruita “ad hoc”, di 4×2 metri, si sono trovati di fronte a una vera e propria coltivazione di marijuana, una serra realizzata perfettamente, con otto piante in fiore pronte per la raccolta, stimata in 15 mila euro di proventi. Non solo, ma nell’appartamento sono stati rinvenuti e sequestrati anche 200 grammi di marijuana pronta per lo spaccio, 20 grammi di cocaina, 30 di hashish, 3 mila euro in contanti, bilancini e materiale per il confezionamento.
Insomma, una vera e propria centrale di coltivazione confezionamento e spaccio. Della quale il proprietario dell’appartamento, studente universitario fuori corso, trentenne, denunciato a piede libero per lesioni aggravate e spaccio, ha fornito questa “stupefacente” spiegazione: «E’ tutto per uso personale».
Gli agenti erano entrati nell’appartamento con l’ausilio dei vigili del fuoco mentre il proprietario si era recato al pronto soccorso, dove il rivale in amore era stato ricoverato a causa delle ferite riportate dai colpi di mazza – ritrovata ancora insanguinata -, cercando di smorzare i toni dell’accaduto, temendo proprio conseguenze “colleterali” come, poi, è avvenuto.
La cabina armadio di coltivazione, ricavata nella stessa stanza da letto nella quale il 30enne dormiva, è una vera e propria serra perfettamente realizzata, con impianto di aerazione, lampade, materiale isolante e filtri. Nessun odore era percepibile al di fuori di essa, odore altamente intenso, come si è potuto appurare nel corso della conferenza stampa nella quale le piante sono state esposte.
Piante geneticamente modificate per garantire più fiori e un’altezza congrua, cioè minore, rispetto al luogo di coltivazione in cui contenerle.
Ora le indagini sono rivolte alla clientela e la Polizia sta indagando a tutto campo.