JESI – In attesa che la Giunta, su proposta del presidente del Consiglio comunale Daniele Massaccesi, votata a maggioranza dall’assise cittadina, “si attivi” per fare in modo che il titolo di “Città Regia” sia legato al nome del Comune di Jesi, fervono le prese di posizione e iniziano anche gli incontri sul tema, come quello che c’è stato, sabato scorso, 18 novembre, nella chiesa di San Nicolò.
Introdotto dallo stesso Massaccesi che ha sottolineato come «ciò che fa parte della nostra storia, della nostra tradizione, è importante. Come è importante approfondire con spirito civile argomenti controversi».
Con lui anche l’assessore alla cultura, Luca Butini, e il professor Antonio Ramini, già docente di latino e greco al liceo classico cittadino.
Ad assistere all’incontro, seguito con interesse da un pubblico numeroso, anche una rappresentanza del Comitato “Jesi Città Regia”, che ha pure una sua pagina Facebook, con le promotrici Chiara Cercaci, Maria Teresa Chechile e Paola Belardinelli.
«Il nostro – spiega Maria Teresa Chechile – vuole essere un laboratorio di idee, progetti e proposte. Un organo consultivo a disposizione della città, un volano per il rilancio cittadino e del suo territorio con le sue eccellenze. Siamo aperti, comunque, a qualsiasi iniziativa e proposta. Accogliamo nuove adesioni nel nostro gruppo e nuove idee che metteremo a disposizione dell’Amministrazione cittadina».
Un incontro che «ci ha lasciato soddisfatte per l’ampia partecipazione e per il fatto che ci siamo proposti. Noi ci siamo».
«Prima occasione di riflessione, questo ritrovarci insieme – ha puntualizzato sabato scorso Butini – che si qualifica nel recuperare e rinforzare l’identità culturale della città e del territorio. Le tradizioni che ci nutrono, infatti, vanno alimentate e proiettate nel futuro».
L’intento è quello di riannodare il filo che fu spezzato dal primo Sindaco post Liberazione, Pacifico Carotti, che propugnò e portò a termine la cancellazione (1944) di quel titolo che ora è ritornato in auge.
Ramini ha intessuto una interessante trama storica chiamando in causa gli storici di “cose” cittadine, da Raffaele Molinelli, Antonio Gianandrea, Pietro Grizio alla stessa lettera (1239) indirizzata da Federico II a Jesi, la sua “Betlemme“. Chiedendosi, alla fine, il perché manchino documentazioni certe, negli archivi comunali cittadini, di tanti fondamentali “passaggi”, a cominciare dalla nascita “imperiale”. E l’ipotesi è quella che la Chiesa – che lo aveva scomunicato – sia ricorsa alla damnatio memoriae dello “Stupor Mundi”, facendo sparire ogni traccia che lo legasse alla città. Pratica, questa, in auge in ogni tempo e luogo.
Alla fine Maria Teresa Chechile, del Comitato, ha letto una poesia di Marinella Cimarelli intitolata, appunto, “Jesi Città Regia“.
«Un’emozione particolare, anche perché dovevo interpretare la poesia di un’altra persona e nello stesso tempo trasmettere il messaggio: quello che di far ridiventare Jesi “Città Regia”».