Jesi-Fabriano

Commissione Sanità, Jesi in Comune: «Risposte inadeguate di fronte ad una violazione dei diritti delle donne»

Tra i chiarimenti chiesti a Belivacqua in Commissione Sanità, il gruppo consiliare ha messo sul tavolo le questione delle reti cliniche, delle liste d'attesa, fino alle politiche occupazionali

L'opposizione in consiglio comunale a Jesi

JESI – Interruzione volontaria di gravidanza, reti cliniche, liste d’attesa e politiche occupazionali. Tante le questioni portate da Jesi in Comune sul tavolo della commissione Sanità del Comune di Jesi, svoltasi lo scorso mercoledì con la presenza del direttore generale di Area Vasta 2, Maurizio Bevilacqua.

Commissione consiliare Jesi
L’incontro della Commissione consiliare permanente 2 sulla sanità, Maurizio Bevilacqua, Marialuisa Quaglieri, Luca Butini, Giancarlo Catani

«Dopo ad aver illustrato interventi e prospettive future, Bevilacqua è rimasto molto evasivo sulle risposte alle questioni da noi sollevate – si legge in una nota di Jesi in Comune – Innanzitutto le tempistiche di alcuni interventi importanti annunciati, anche di tipo strutturale. Quando effettivamente potremmo vedere i risultati di tali operazioni e perchè solo oggi, dopo anni di criticità in tal senso, si è iniziato a progettare soluzioni? Sono stati rispettati gli impegni presi con i protocolli di intesa programmatici regionali di istituire tavoli di confronto e monitoraggio su una serie di questioni complesse, dalle reti cliniche, alle liste d’attesa, fino alle politiche occupazionali?».

Il gruppo consiliare focalizza in merito «alla disapplicazione della l.194/78 in questa regione ed, in particolare, all’ospedale Carlo Urbani, dove tutti i medici si dichiarano obiettori. Bevilacqua ha risposto semplicemente che a Jesi il problema non esiste perchè viene un medico da Senigallia per effettuare questo tipo di interventi due volte al mese. Nessuna risposta sul mal funzionamento dei consultori, fondamentali per una totale presa in carico della donna in un momento così delicato, nulla sul mancato utilizzo della pillola abortiva Ru486, ad oggi prevista in via sperimentale solo all’ospedale di Senigallia. Così come nessuna risposta su queste questioni l’Asur e la Regione Marche si sono premurate di fornire, ad oggi, alle associazioni e formazioni politiche del territorio che hanno anche formalmente segnalato tali enormi mancanze. Con tale atteggiamento il direttore Bevilacqua ha dimostrato di non aver minimamente compreso la portata del problema, e forse neppure il dato normativo che prevede che l’ivg debba essere garantita in tutte le strutture pubbliche e che costituisce un’operazione complessa, che va ben al di là del momento dell’intervento. Tali risposte (o non risposte) ci appaiono del tutto inadeguate di fronte ad una palese violazione dei diritti delle donne e di una legge dello stato».