Jesi-Fabriano

Quanto tempo trascorrono davanti allo schermo i nostri figli? Ecco cosa bisogna sapere

L’avvento del mondo connesso con i suoi dispositivi e i suoi servizi ha moltiplicato gli schermi nelle case e nelle attività quotidiane dei ragazzi. L'approfondimento con Roberta Cesaroni, mental coach e coach adolescenziale

L’avvento del mondo connesso con i suoi dispositivi e i suoi servizi ha moltiplicato gli schermi nelle case e nelle attività quotidiane dei nostri ragazzi. Le loro giornate sembrano oggi disegnate attorno ad una serie di appuntamenti diciamo “digitali”. Negli anni ‘80 ci si chiedeva se troppa televisione facesse male ai bambini: oggi ci assale la preoccupazione per tutto il tempo trascorso davanti ad uno schermo dai nostri bambini e ragazzi.

Proviamo allora a capire se esiste una risposta certa, chiara e definita che possa permettere a noi genitori quanto tempo dovrebbe passare un bambino davanti allo schermo.

Le attività dei nostri figli, davanti agli schermi, sono parte del loro benessere quotidiano che si compone, o dovrebbe comporsi, di attività fisica,  sonno regolare, alimentazione, apprendimento e attività di gioco.
La risposta a questa domanda deve partire quindi da noi genitori che conosciamo la quotidianità di nostro figlio e i suoi interessi.
È da qui che prendiamo decisioni per il suo futuro sulla base di quello che crediamo aiuti la sua crescita.

Roberta Cesaroni, life e mental coach


Quello che propongo, nel decidere il tempo che nostro figlio deve passare a guardare video su YouTube o a giocare a Fortnite, ad esempio, è che noi genitori manteniamo il nostro ruolo di protagonisti della vita di nostro figlio e dobbiamo dare l’esempio.

Nel farlo possiamo essere rassicurati dal fatto che ad oggi le ricerche non hanno individuato una diretta correlazione tra il tempo davanti agli schermi e la loro tossicità.
Questa affermazione sembra strana in un periodo in cui i media rilanciano allarmismi di ogni tipo sulla vita digitale dei nostri figli. Ma è essenziale per noi genitori renderci conto che non è la quantità di tempo davanti agli schermi il problema ma la sua qualità. Inoltre, il tempo da trascorrere davanti ad uno schermo per un bambino/ragazzo deve sempre essere proporzionale alle altre attività quotidiane.

E ancora. C’è differenza tra guardare i cartoni, i video su YouTube e giocare ai videogame?
Le innumerevoli attività davanti allo schermo non sono tutte uguali.
Davanti ad alcuni schermi sono un soggetto passivo che osserva ed elabora solo parzialmente delle informazioni, davanti ad altri schermi sono il protagonista attivo che risolve, riflette, analizza e crea.
La principale differenza tra gli schermi della TV di un tempo e i nuovi schermi del mondo digitale inizia proprio dalle possibilità di partecipazione e di conoscenza che permettono.

Per dare qualità alle attività davanti agli schermi possiamo seguire queste regole:

Informazione: in cosa consiste l’attività che nostro figlio vuole fare? Cerchiamo informazioni in rete;
Connessione: trascorriamo del tempo con nostro figlio davanti allo schermo, cerchiamo di comprendere cosa gli piace fare e perché;
Alternativa: costruiamo delle alternative credibili e interessanti per nostro figlio;
Decisione: stabiliamo le nostre regole, spieghiamole e proponiamo le nostre alternative.



Quali sono gli effetti collaterali del troppo tempo davanti agli schermi
Prima di elencare alcuni aspetti negativi dello schermo ricordiamo questo:
ciò che rende positivo ogni minuto davanti agli schermi di nostro figlio è la nostra presenza.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali è importante una premessa se tuo figlio ha meno di due anni: lascia stare gli schermi, donagli interazioni faccia a faccia, musica e gioco. Non ha bisogno di imparare a scegliere i video su YouTube prima di aver imparato a riconoscere sé stesso davanti ad uno specchio!  

I rischi maggiori, per i più grandi, di un eccessivo tempo trascorso davanti agli schermi, più di 2 ore, sono legati ad un sonno disturbato ed un’alimentazione poco equilibrata.

Diverse ricerche hanno posto l’accento sui rischi di depressione, ansiabassa autostima legati all’isolamento dovuto al tempo davanti agli schermi. La gran parte dei rischi può essere limitata con delle regole ed un’attenzione agli spazi dedicati agli schermi. Creiamo uno spazio, in un luogo comune come il salotto o la cucina, dedicato alle attività digitali e cerchiamo di tenere al di fuori della stanza da letto di nostro figlio ogni dispositivo almeno fino ai 14 anni. 

Non dimenticare inoltre l’utilità di un contratto educativo in famiglia.

IL CELLULARE


Altro utilizzo degli schermi è quello dello smartphone. I ragazzi, già dalle scuole medie, posseggono uno smartphone, l’educazione all’uso di internet e dei social è diventata una preoccupazione di molti genitori, nel nome della sicurezza e di una crescita serena e consapevole.

In Italia secondo la ricerca Eukids, più della metà dei bambini già a 9 anni ha uno smartphone. A 15 anni la percentuale sale al 97%. Praticamente tutti gli adolescenti ne possiedono uno.
Non ha senso demonizzare internet e i social network che, in molti casi, rappresentano un aiuto per favorire le relazioni sociali con i coetanei, ma l’iperattività online, concentrata soprattutto nell’uso degli smartphone, può diventare dannosa per la salute psicofisica. E non solo.

ALCUNI NUMERI
I dati Istat, ci dicono che: l’85% degli adolescenti tra 11 e 17 anni usa quotidianamente il telefonino, il 72% naviga su internet tutti i giorni, soprattutto dagli smartphone, mentre solo il 27% si connette da PC. Il 63% dei ragazzi intervistati, tra i 14 e 19 anni, usa lo smartphone a scuola durante le lezioni, mentre il 50% trascorrere ogni giorno dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche con il telefono in mano.
Il cellulare è ormai diventato una sorta di appendice dei ragazzi (e anche di molti adulti), tanto che circa il 60% lo controlla appena dopo il risveglio e appena prima di addormentarsi.

Ma allora come si devono comportare i genitori? A che età concedere uno smartphone personale ai propri figli?
Gli esperti, sostengono che la domanda che ci si deve porre è un’altra. 
Mio figlio è pronto per utilizzare lo smartphone e per gestirne la complessità? Mio figlio sa riconoscere pericoli e insidie che, per esempio, si celano dietro una banale chat di amici?

Smartphone e internet possono ridurre la creatività.
Inutile negare che lo smartphone e, di conseguenza, l’uso di internet, possono essere una fonte di distrazione: stimolano a fare più cose contemporaneamente in un percorso evolutivo in cui i ragazzi dovrebbero imparare a gestire concentrazione e attenzione. Troppe ore chini sullo schermo, oltretutto, possono irritare gli occhi, provocare dolori al collo e alle spalle, far perdere ore di sonno (la letteratura sull’esposizione alla luce blu è ampia) oltre a determinare una costante disattenzione dalle cose che stanno accadendo nel mentre, come se fossero in una dimensione parallela.

Al netto della libertà individuale e della responsabilità genitoriale, è oggettivo che l’uso massivo dello smartphone da parte di under 18 porta con sé la necessità di ripensare alcuni atteggiamenti e forme di educazione e di alfabetizzazione all’utilizzo di questi strumenti, necessario per preservare da un lato la salute (ci sono sempre più pedoni distratti per esempio quando attraversano la strada) e la sicurezza ragazzi, non solo difendendoli da contenuti sensibili ma anche da episodi di cyberbullismo; dall’altro, per stimolarne un uso costruttivo e utile.

REGOLE GENERALI
-Vietare l’uso del cellulare ai bambini, sia come strumento di gioco che di distrazione.
-Per i ragazzi che frequentano le scuole secondarie l’uso del telefono può essere concesso ma solo concordando regole chiare in merito a tempo d’uso e modo.
– Installare browser con liste di siti visitabili che si trovano nella sezione “parental control”.
– Consultare periodicamente la cronologia del browser perché permette di verificare quali siti sono stati visitati. Questo controllo è, tuttavia, facilmente aggirabile perché i ragazzi impiegano poco a capire come cancellare la cronologia. La polizia postale suggerisce di essere chiari con i figli facendo un patto: la cronologia del telefonino deve restare visibile. Allo stesso modo, ci sono alcuni servizi di parental control che permettono di bypassare il problema.
– Il profilo del cellulare del ragazzo può essere controllato anche da PC dal genitore, ed è possibile vedere la cronologia di navigazione e molte altre informazioni utili per la tutela di tuo figlio: impara a farlo.

Come usare bene uno strumento tanto potente?
Davanti ad un fenomeno con una tale complessità, gli errori sono sempre possibili e non esistono soluzioni uniche o immediate. La principale regola da seguire è quella di parlare con il proprio figlio, anche riferendo casi di cronaca, senza tenerlo all’oscuro dai rischi. Solo così lo aiuterai a costruire e difendere la sua privacy, facendogli acquisite anche un maggiore senso critico sull’uso di internet e sulla fruizione e condivisione dei contenuti che trova in rete.

Roberta Cesaroni
(cell. 345.1408208)
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach – Coach Adolescenziale Spa&Wellness Coach Manager