Jesi-Fabriano

Jesi, il Comune acquista nuovi immobili per 1,8 milioni di euro

Formulata la proposta ufficiale d'acquisto a Ubi Banca, proprietaria degli edifici che l'amministrazione intende utilizzare per l'archivio storico e quale sede degli operai. L'opposizione critica

L'immobile di via Guerri che il Comune di Jesi ha acquistato

JESI – Immobili di via Guerri e via Acquaticcio, acquisto formalizzato. L’amministrazione ha provveduto a versare la caparra a Ubi Banca, proprietaria degli edifici, e a breve entrerà in possesso di alcuni magazzini, nei quali sistemerà l’archivio storico, e della nuova sede degli operai. Costo complessivo: circa 1,8 milioni di euro.

Dall’anno 2019 è in corso infatti un’attività di riordino e di eventuale scarto del materiale superfluo. L’archivio municipale è attualmente conservato in più luoghi, alcuni dei quali non più adatti e privi degli standard di sicurezza richiesti dalle norme vigenti. Inoltre, va trovata un’idonea collocazione ai manutentori, una ventina circa, che si occupano di strade, di verde e dei fabbricati comunali. «La sede degli addetti alla manutenzione strade, ubicata in via Acquaticcio, con l’esecuzione di alcuni lavori di sistemazione risulterebbe idonea ad ospitare anche la squadra degli addetti alla manutenzione fabbricati – spiegano da piazza Indipendenza -. L’acquisto della sede operativa di via Acquaticcio consentirebbe di unificare le due sedi degli operai addetti alla manutenzione, ottenendo quindi un risparmio nella gestione ordinaria, oltre che a eliminare la spesa per il canone di locazione».

Jesi in Comune, tuttavia, storce il naso. «Abbiamo preso atto delle motivazioni illustrate in Consiglio, e cioè che il mutuo necessario all’acquisto si ripagherà in un tot di anni con il risparmio sugli affitti, e che uno dei due magazzini è già occupato dagli operai e attrezzature del comune – il commento del consigliere comunale di minoranza, Samuele Animali -. Noi non abbiamo votato in quanto, piuttosto che utilizzare risorse per acquistare da privati, riteniamo sia preferibile valorizzare il patrimonio esistente, per esempio il San Martino, anche in considerazione del fatto che la quasi totalità di soluzioni ideate per tale proprietà (vendita, permuta, autorecupero) non sono andate a buon fine. Si tratta ovviamente di progetti impegnativi, che per questo motivo vengono rinviati alle prossime amministrazioni».