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Confindustria Ancona, il neo presidente Mingarelli: «Fermare la fuga di cervelli dalle Marche»

«Questo territorio non ha attratto, quindi dobbiamo ripensare le nostre aziende per far sì che la nostra economia possa diventare attrattiva. Le Marche al centro dell'Italia hanno una posizione ideale»

Diego Mingarelli, nuovo presidente di Confindustria Ancona
Diego Mingarelli, nuovo presidente di Confindustria Ancona

ANCONA – Arrestare la fuga di cervelli puntando su «attrattività e competitività», su infrastrutture materiali e immateriali, per favorire l’innovazione e l’export, e poi non da ultime le crisi industriali sul tavolo, solo per citare quelle del fabrianese le cartiere Fedrigoni e Beko Europe. Sono alcune delle sfide e insieme gli obiettivi del mandato del neoeletto presidente di Confindustria Ancona, Diego Mingarelli. L’imprenditore, che ha ottenuto un mandato con il 99% dei consensi nell’ambito di una delle assemblee più partecipate della storia dell’associazione, nel presentarsi nel nuovo ruolo che lo vede alla guida degli industriali anconetani, entra subito nel vivo delle questioni più ‘calde’. Attrattività e competitività sono temi «che a noi stanno a cuore» spiega «abbiamo una fuga grandissima di laureati» negli ultimi 10 anni ne abbiamo persi «più di 4mila» 2mila dei quali «sono andati oltre le Marche» e altri «2mila all’estero».

«Questo territorio non ha attratto – dice – quindi dobbiamo ripensare le nostre aziende per far sì che la nostra economia possa diventare attrattiva», senza giovani «che hanno una propensione al futuro c’è il rischio che anche le nostre aziende» non riescano ad «interpretare i cambiamenti del futuro». Un tema, quello del cambiamento, che viene citato spesso da Mingarelli, sia a margine con i giornalisti sia all’inizio del suo intervento durante la conferenza stampa che si è tenuta questa mattina 16 novembre nella seda di Confindustria. «In un mondo che cambia dobbiamo guidare le imprese al cambiamento» ha detto delineando subito la mission del suo mandato, guardando al futuro con determinazione e «spirito di rappresentanza inclusivo e collegiale».

Per il nuovo presidente degli industriali anconetani occorre «ripensare il modello di fare impresa per rendere l’economia più attrattiva», sviluppare competenze e talenti. Il cambiamento demografico si aggiunge alla fuga di cervelli e pesa sulle imprese. A tal riguardo il presidente di Confindustria Ancona cita due dati emblematici: «Nei cda (consigli di amministrazione, ndr) delle imprese c’è una bassa presenza di under 40, che sono il 18,4% nel complesso delle aziende e il 16,6% nel manifatturiero», un dato anagrafico che va osservato con attenzione. «Abbiamo davanti due sfide: il tema imprenditoriale e quello del mercato del lavoro» prosegue con piglio deciso, poi la sfida infrastrutturale, intesa sia come collegamenti logistici sia come mobilità, bisogna «rompere le barriere» per fare in modo che «il tesoro manifatturiero» marchigiano sia il più possibile «connesso al mondo, questo si riflette anche sulla propensione delle aziende ad innovare».

Nelle Marche c’è una «manifattura diffusa: 11 imprese ogni 1000 abitanti, un grande tesoro» costituito anche da tante imprese familiari che danno occupazione, come evidenzia: «Quasi un occupato su quattro della provincia di Ancona è manifatturiero. Se adeguatamente supportata la manifattura è un grande tesoro» fondamentale per «vincere le sfide del territorio». Grande anche l’attenzione rivolta al ruolo dell’imprenditoria femminile, valorizzato, insieme a quello giovanile, nella ‘squadra’ che accompagnerà Mingarelli nel suo mandato. E ancora in tema di occupazione femminile da promuovere, evidenzia «il nostro territorio nel suo ‘Dna’ ha tutte le condizioni per coniugare conciliazione tra impresa e qualità di vita, dobbiamo raccontarlo ai potenziali investitori».

Manifattura, servizi, automotive e salute, sono settori in profonda trasformazione, ha spiegato, ma anche con «scenari di crescita», così come il mondo dell’edilizia, delle costruzioni, della nuova meccanica, «stanno ripensando» il loro modello e in questo scenario di cambiamento «le aziende che sanno cogliere l’innovazione riescono ad agganciarsi ai macro trend» internazionali. «Dobbiamo aprire il territorio alle visioni globali, abbiamo tante eccellenze» ha spiegato e «un sistema industriale ed economico che riesce ad essere flessibile, adattabile e attento alla qualità dei prodotti e del lavoro».

In un contesto internazionale in cui si parla di nuovo protezionismo e reshoring ha concluso «le Marche al centro dell’Italia hanno una posizione ideale per essere messe al centro delle dinamiche produttive della nuova economia» grazie anche alla cultura del fare che le caratterizza. Intanto Confindustria Ancona si prepara a celebrare i suoi 80 anni con un evento che vedrà arrivare il presidente nazionale degli industriali.

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