JESI – Un convegno per ripercorrere la vita, e il coraggio, di Edmondo Marcucci. Venerdì prossimo, 11 settembre, su iniziativa del centro culturale I Care e col patrocinio del Comune, la città ricorda l’insegnante pacifista al chiostro di palazzo della Signoria (ore 21). Marcucci è uno tra i più conosciuti concittadini del ‘900, sebbene non molto noto nel luogo in cui ha vissuto. Nella ricorrenza dei 120 anni dalla nascita, gli organizzatori propongono un ricordo curato da due ricercatori dell’Università di Urbino che si sono occupati della sua biografia e dei temi che ha coltivato in vita.
Marcucci, tra l’altro, ha lasciato alla città un fondo archivistico e librario conservato presso la Biblioteca Planettiana che è tra i più importanti in Italia per chi voglia approfondire da un punto di vista storico gli argomenti della non-violenza, del pacifismo, del vegetarianesimo. In effetti, oltre ad essere autore di varie pubblicazioni e possessore di una ricca biblioteca tematica, Marcucci teneva soprattutto una fitta corrispondenza con tutte le maggiori personalità dell’epoca, a livello mondiale, con le quali spesso collaborava per la realizzazione di convegni, manifestazioni, pubblicazioni e altre iniziative. (Qui una biografia).
Particolarmente significativo il fatto che l’iniziativa si svolga presso il chiostro del Palazzo della Signoria, cioè accanto ai locali che custodiscono questo prezioso tesoro archivistico e librario. La Consulta per la pace, alla fine dello scorso anno, in collaborazione con la scuola Federico II, ha lanciato un concorso dedicato proprio ad Edmondo Marcucci, il cui svolgimento è rimasto purtroppo condizionato dalle vicende legate al Covid 19.
Il centro culturale I Care ha sede presso la Parrocchia San Giovanni Battista di Jesi. Organizza regolarmente iniziative volte a promuovere una cultura che non sia né futile erudizione né vuoto accademismo, ma qualcosa di vivo, che riguardi le vite di ognuno e la vita della comunità, affermando in particolare il valore della nonviolenza, l’attenzione agli ultimi, la capacità di rinnovarsi, di cambiare per vivere le nuove sfide dell’accoglienza, della tolleranza alla ricerca di un nuovo umanesimo.