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Coronavirus, l’imprenditore Pierluigi Bocchini: «A rischio l’economia mondiale»

Il presidente di Clabo, azienda attiva anche in Cina, esprime forte preoccupazione per l' "epidemia" mediatica che, a suo dire, potrebbe essere molto più pesante persino di quella sanitaria

Pierluigi Bocchini
Pierluigi Bocchini

JESI – Anche l’economia mondiale rischia di essere “contagiata” dal Coronavirus. La contrazione del commercio e del turismo in Cina, a detta dell’imprenditore jesino, patron di Clabo, Pierluigi Bocchini, avrà pesanti ripercussioni ovunque, a partire dall’Europa. Soprattutto produttive. Con l’ultimo aggiornamento arrivato questa notte, intanto, l’epidemia ha già superato in Cina la diffusione della Sars nel 2003: sono 5974 i casi confermati (contro i 5327 della Sars, in nove mesi), mentre i decessi sono saliti a 132.

«Con i 132 morti finora accertati – la riflessione di Bocchini – il coronavirus aggiunge in realtà solo alcune goccine alla fisiologica dinamica demografica cinese. Infatti, quegli sfortunati scompaiono nel mare delle morti che normalmente si verificano in Cina. Con una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti e un tasso di mortalità di 7,4 persone ogni mille, i morti ogni anno sono 10,4 milioni. Ciò significa 28.391 al giorno, un decesso ogni 3 secondi; e il tasso di propagazione dell’epidemia è già in rallentamento. Il vero danno che avremo dal coronavirus sarà economico: con 130 milioni di turisti l’anno, i cinesi sono ormai il 10% del turismo mondiale e non viaggeranno per mesi. Sono cinesi il 50% degli acquisti mondiali di articoli di lusso e la Cina è il primo mercato per tassi di crescita per l’industria meccanica mondiale (compresa quella italiana)».

A detta dell’imprenditore alla guida di Clabo, insomma, «se non daremo il corretto dimensionamento mediatico alla questione, si rischia un rallentamento dell’economia mondiale attorno al 1% che provocherebbe più vittime della malattia».

La stessa Clabo, azienda leader nella produzione e commercializzazione di vetrine espositive professionali per gelateria, pasticceria, bar, caffetteria e hotel, ne sta pagando le conseguenze. «Due i problemi che dovremo fronteggiare – spiega Bocchini -. Il primo immediato è lo stop alle attività produttive in Cina per una settimana in più rispetto alle festività già programmate, in un momento di alta stagionalità per i nostri prodotti. L’altro, più in prospettiva, riguarda il possibile rallentamento in generale del mercato turistico e delle attività ad esso legate, tra le quali le gelaterie, i bar e le pasticcerie di tutto il mondo, molte delle quali hanno una parte importante dei loro ricavi legata ai flussi turistici».