JESI – «Sono di Codogno e non ci torno da inizio gennaio, né ho contatti con persone provenienti da quella zona». Marcello Ghizzinardi, coach dell’Aurora basket di serie B, ci tiene subito a precisarlo in modo da non creare allarmismo in città, già in abbondanza, almeno a vedere i supermercati, nonostante nelle Marche non vi siano ad oggi focolai autoctoni di coronavirus. L’allenatore arancioblu segue con molta attenzione l’evolversi della situazione, la sua famiglia è in “zona rossa” e per fortuna sta bene. Si è fatto una sua idea, ma evita volutamente di esplicitarla. «Credo che in questa fase debbano parlare solo gli esperti, le persone che ne hanno titolarità e responsabilità», osserva.
«Il clima che si respira è un po’ surreale – commenta Ghizzinardi -. Sono preoccupato per mio papà 77enne che soffre di bronchite cronica ed è potenzialmente un soggetto a rischio. I miei familiari sono a Codogno, convivono con questa situazione, provano a gestirla come meglio possono. Mia figlia è osteopata a Milano e in questo momento non può esercitare. Mi sono fatto un’idea, ma la tengo per me. Non servono le opinioni campate in aria, compresa la mia. Lasciamo parlare chi ha conoscenze e responsabilità».
Tutto si sarebbe aspettato, però, coach Ghizzinardi, ma non che Codogno, 15 mila anime o poco più in provincia di Lodi (Lombardia), diventasse il centro del mondo. «Ho vissuto lì per 35 anni, poi mi sono messo a girare l’Italia per allenare e non mi ero mai accorto di questa sua centralità a livello mondiale – dice l’allenatore aurorino -. Tutti sembra ci siano passati negli ultimi tempi, Come fosse Singapore. Mi fa un po’ sorridere. L’importante tuttavia, lo ripeto al netto delle battute, è che questo virus passi prima possibile. La mia famiglia sta bene, speriamo continui così. Sono al loro fianco, anche se da Jesi».