Jesi-Fabriano

Coronavirus, il comune di Jesi attiva il supporto psicologico al telefono

Per arginare il panico causato dall'epidemia, l'amministrazione Bacci mette a disposizione un professionista per rispondere a dubbi e paure dei cittadini. Salgono intanto i casi in ospedale. Le riflessioni di Marisa Campanelli

Il centro storico di Jesi
Il centro storico di Jesi dal campanile del Duomo

JESI – Per superare paure e ansie da coronavirus, e sostenere i cittadini, il Comune attiva un supporto psicologico al telefono. Un servizio che sarà garantito dalla psicologa Romina Pulita, considerato necessario dall’amministrazione Bacci in questo momento così difficile e particolare. È contattare i seguenti numeri: 0731.538426 o 333.2127712, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.30 alle ore 11.00.

Aumentano, purtroppo, i pazienti in cura all’ospedale Carlo Urbani. I contagiati dal virus in terapia intensiva sono sei, mentre vi sono altri 17 pazienti meno gravi distribuiti fra il nosocomio cittadino e quello di Senigallia. Ha generato preoccupazione, negli ultimi giorni, l’audio whatsapp di un rianimatore ospedaliero, che ha comunque rettificato quanto dichiarato in merito a presunte difficoltà della struttura di via Moro a gestire adeguatamente i malati.

Il decalogo della Regione sul coronavirus

«Come Comune, per cercare di dare un aiuto alla cittadinanza, nell’ambito dell’assessorato ai servizi educativi e alle politiche giovanili – spiega l’assessore Marisa Campanelli -, abbiamo attivato, oltre al supporto psicologico telefonico, anche un servizio di supporto educativo telefonico: le insegnanti dell’asilo nido comunale Romero accoglieranno telefonicamente le chiamate dei genitori che potranno confrontarsi con loro sulle attività da poter fare con i bimbi in questo periodo, o su come rapportarvisi. Potranno quindi dare una continuità educativa ai bimbi attraverso la mediazione dei genitori e i bimbi potranno anche loro parlare o sentire la voce delle loro insegnanti ed essere rassicurati. Rispondono dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11 al numero 0731.538324».

«La reazione emotiva che ci accomuna tutti, sotto la minaccia del coronavirus, è la paura, emozione primaria fondamentale per la nostra sopravvivenza – spiega l’assessore Campanelli, in veste di psicologa -. Una dose limitata di paura è necessaria, anzi fondamentale, perché potenzia le nostre capacità di difesa, stimola l’attenzione, la cautela e ci rende più reattivi. Ciò che invece dobbiamo evitare in questo momento è che la paura degeneri in panico, in terrore. Questo accade quando la paura innesca una serie di pensieri catastrofici che diventano rimuginio, cioè preoccupazione persistente per qualcosa di terribile che potrebbe accadere, mettendoci in balia di uno stato di ansia generalizzato che può generare comportamenti poco lucidi e controproducenti. Azioni come quelle di affollare i supermercati per rifornirsi di scorta o avere fretta di entrare in farmacia non rispettando la distanza di sicurezza sono il risultato di stati emotivi che non ci permettono di mantenere quella lucidità che occorre per rispettare le norme imposte dagli organi competenti. Inoltre, stati di ansia e panico prolungati determinano una situazione di stress che non aiuta il buon funzionamento del nostro sistema immunitario, aspetto molto importante in questo momento. Alcuni quadri psicopatologici possono essere aggravati dalla minaccia del contagio: l’ipocondria e alcuni disturbi di tipo ossessivo-compulsivo. In questi casi, il consiglio è di rivolgersi quanto prima ad uno psicoterapeuta per evitare l’aggravarsi della sintomatologia. Cosa può aiutarci a gestire l’ansia? Innanzitutto essere consapevoli che siamo noi, attraverso i nostri pensieri, ad avere la possibilità di mantenere lo stato di ansia sotto controllo: se catastrofizziamo o generalizziamo certe notizie che ascoltiamo, ciò avrà inevitabilmente ripercussione sui nostri stati emotivi. Riportare la nostra modalità di pensiero su un versante reale, razionale e funzionale ci permetterà di sentirci meno ansiosi e di comportarci di conseguenza. Dal punto di vista dei comportamenti sarà bene evitare di concentrarsi sui messaggi ansiogeni che ci vengono dai media, come i vari bollettini di morti e contagiati che hanno il solo scopo di aumentare l’allarmismo. In questo periodo in cui siamo costretti a stare di più a casa sarà bene riprendere attività e interessi che magari siamo stati costretti a trascurare. Quando è il caso di farsi aiutare da uno psicologo? Quando ci accorgiamo che l’ansia e la preoccupazione ci impedisce di concentrarsi in altre attività, iniziamo ad avere disturbi del sonno e magari abbassamento del tono dell’umore. Molte sono le tecniche e gli strumenti dello psicoterapeuta per gestire queste problematiche: dall’emdr, alle tecniche di ristrutturazione cognitiva alla mindfullness».