Jesi-Fabriano

Coronavirus in Francia, una ricercatrice jesina: «Prima le critiche all’Italia, ora siamo il modello da seguire»

Stefania Masè vive a Nizza ed insegna in una business school internazionale: «L'epidemia è stata molto sottovalutata all'inizio, prima di arrivare al blocco totale»

Stefania Masè e Nizza

NIZZA – Blocco totale, o meglio “confinement”, fino al prossimo 11 maggio. Poi, forse, riapriranno asili e scuole elementari. Anche la Francia ha replicato quanto fatto dall’Italia nella lotta al Coronavirus Covid-19. «Qui – racconta la jesina Stefania Masè, che vive con la sua famiglia a Nizza -, è tutto molto simile a ciò che è accaduto da noi, solo con qualche giorno di ritardo».

Ora, dunque, è a casa. La scuola dove insegna – una business school internazionale – è chiusa. «All’inizio – racconta Stefania Masè -, il Covid-19 è stato sottovalutato. Si è aspettato a chiudere tutto, anche per non far saltare le elezioni amministrative. Se ne parlava già, comunque, vedevamo le immagini della Cina e poi dell’Italia, ma si è scelto di temporeggiare. I francesi ritenevano il proprio sistema sanitario molto più performante rispetto a quello italiano nel fronteggiare l’emergenza, dunque vi era un po’ di timore, ma la vita continuava quasi normalmente. Si è pensato, sbagliando a mio parere e a detta degli amici italiani che vivono qua, che la sanità francese non sarebbe andata in crisi come quella italiana. Gli appelli a lavarsi le mani spesso, a tossire nel gomito e mantenere il distanziamento erano continui. Non tutti però avevano compreso la pericolosità del coronavirus».

Poi, come accaduto anche in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Marche, si è registrato un considerevole aumento dei casi di positività. «A quel punto – osserva la ricercatrice -, l’Italia è diventata un modello da seguire, dopo esser stata criticata. Il presidente Macron ha parlato ieri, annunciando il blocco totale fino al prossimo 11 maggio. Molto probabilmente, passata quella data, riapriranno asili e scuole elementari in quanto le famiglie francesi iniziano ad avere problemi di gestione dei figli. Macron ha fatto una sorta di mea culpa, dicendo che il governo si è fatto trovare impreparato. Oltre a questo, e dopo aver rassicurato che si sta facendo di tutto per mettere a punto cure e predisporre ospedali, il presidente ha accennato al post-confinement. Nei prossimi quindici giorni, fornirà ulteriori informazioni. Di sicuro, l’utilizzo delle mascherine sarà confermato dopo l’11 maggio. Alcuni malati, infine, grazie ad accordi specifici, sono stati inviati in Svizzera, Germania e Austria con i treni veloci ospedalizzati».

La sensazione, insomma, è che la Francia sia solo qualche giorno indietro all’Italia. «Diversi esperti mettevano in guardia il governo Macron, ma si è preferito attendere – sottolinea ancora Stefania Masè -. Ora restiamo in casa sperando che la situazione migliori al più presto».