JESI – Incertezze e forti preoccupazioni, sui luoghi di lavoro non è possibile evitare di recarsi personalmente e nelle aziende. Il quadro nel pieno dell’emergenza Coronavirus tratteggiato dai sindacati.
«I segnali che ci arrivano dal mondo del lavoro sono contrastanti, dato che non c’è chiarezza. Forte l’incertezza- dice Mohammed El Hasani, della Camera del Lavoro Cgil di Jesi– in una situazione che non permette a nessuno di programmare e in cui le risposte sul fronte degli ammortizzatori sociali non ci sono ancora. Da un lato c’è la legittima preoccupazione di lavoratori che non vogliono rischiare e chiedono giustamente garanzie, dall’altra quella di aziende che in un contesto già di crisi temono di perdere anche l’ultima piccola parte di produzione e ordinativi. E in questi casi sono sempre le realtà più piccole a soffrire di più. Chi non può fare a meno, per il tipo di lavoro che svolge, di recarsi in azienda vuole garanzie ma è difficile dare risposte alla paura. Per non parlare di settori quali il turismo, che hanno subito un colpo che sarà molto complicato riuscire a recuperare. E poi la fortissima incertezza, che non permette al momento di guardare oltre il 3 aprile».
Spiega Sandro Bellagamba, della segreteria regionale Uil: «I lavoratori ci stanno esprimendo fortissimi timori, specie da quelle aziende molto numerose in termini di dipendenti, dove si produce in catena di montaggio ed è praticamente impossibile non lavorare a contatto e stando vicini. Per non dire poi degli spazi comuni, come gli spogliatoi, le docce, le mense. Ci viene chiesto che cosa fare, quello che vogliamo è che le istituzioni mettano in campo tutti gli sforzi che servono per dotare di strumenti e dispositivi di protezione adeguati quanti e quante per forza di cose stanno continuando a recarsi sui luoghi di lavoro. Nelle nostre strutture abbiamo messo in opera gli accorgimenti come la sanificazione costante, ingressi contingentati e l’apertura al pubblico solo su appuntamento e se necessario».
Evidenzia Guanito Morici della Cisl: «In settori quali il manifatturiero, lavoratori e lavoratrici continuano con forte senso di responsabilità a fare il loro dovere ma vivono questo momento con grande ansia e tensione e in comprensibile allarme. E inoltre c’è da fare i conti con tutte quelle realtà che hanno chiuso o deciso di chiudere e con i riflessi di questa situazione in termini di riduzione di orari, sospensioni temporanee o cessazioni dei rapporti di lavoro. Per ora i provvedimenti di sostegno di cui si è parlato sono rimasti soltanto annunciati e di concreto per dare un aiuto c’è ben poco».