JESI – Il coronavirus manda in crisi uno dei settori di maggior traino dell’economia nazionale. 2020: l’anno del crollo delle prenotazioni turistiche. Praticamente scomparsi i visitatori dall’estero, gli operatori si devono accontentare dei soli italiani in vacanza, in numero comunque minore rispetto allo scorso anno. In diminuzione pure la spesa media per famiglia e i giorni di permanenza lontano dalla propria abitazione. Fra le vittime illustri della pandemia, le città d’arte, vuote come non mai in questo periodo. Vince sempre il mare, ma il distanziamento sociale ha fatto riscoprire a tanti la quiete della montagna (con annessi assembramenti sui rifugi). A fare il punto è Daniele Crognaletti, presidente e amministratore delegato di Autolinee Crognaletti e amministratore delegato di Esitur.
Crognaletti, com’è il trend di questo anno da dimenticare?
«Inutile nascondere che il settore ha risentito pesantemente del Covid e ne paga ancora le conseguenze. Vi sono luoghi presi d’assalto, senza dubbio, ma è venuto completamente a mancare il turismo dall’estero. Guardare al futuro con ottimismo, in questo momento, non è facile. Certo, la situazione è differente rispetto al periodo di lockdown, qualche meta turistica sta beneficiando dell’afflusso di gente, ma non ci aspettiamo di certo una stagione turistica con il segno positivo».
Quali sono le mete predilette dagli italiani?
«Sicilia, Sardegna e Puglia, il Salento in particolare, e poi il Trentino per la montagna. Vi è invece un crollo di turisti nelle città d’arte, con conseguente flessione dei viaggi verso tali luoghi. Discorso analogo, forse persino più negativo, per quanto riguarda i viaggi all’estero, sia individuali che organizzati. Ed è lo stesso turismo Italia su Italia a registrare una flessione importante».
E le prospettive?
«Per quanto riguarda la stagione estiva, i giochi ormai son fatti. Il picco coincide generalmente con il Ferragosto. Ci si augura che il mese di settembre, dal punto di vista meteorologico, possa consentire ancora di mettersi in viaggio, per compensare un po’ la prima parte dell’anno deficitaria. Imprevedibili le prospettive di fine anno. Non c’è’ ancora chiarezza su molteplici aspetti, in primis il distanziamento, e non si sa se dovrà essere replicato il lockdown. Impossibile ipotizzare come andrà. Assisteremo, ad ogni modo, a un turismo last minute, come quello che stiamo vivendo ora».
Svariate persone hanno optato per la propria regione. Lei stesso, poco prima dell’emergenza sanitaria, auspicava una riscoperta delle Marche. È andata così?
«Devo dire che molti marchigiani hanno finalmente colto il valore di questo nostro territorio, appurando che ci sono bellezze uniche al mondo a pochi passi da casa. Dovremo puntare maggiormente sul mercato estero, attraverso investimenti, programmazione di lungo respiro e obiettivi chiari. Partendo dal potenziamento dell’intermodalità, riducendo le distanze, e di conseguenza migliorando i collegamenti, fra la costa e l’entroterra. Il visitatore che arriva nelle Marche deve avere la possibilità di trascorrere una giornata al mare per poi cenare, magari, sui Sibillini. Solo così questa regione potrà essere concretamente valorizzata».