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Crisi industriale nella provincia di Ancona, Cna: «Servono interventi mirati e sostegno alle piccole imprese»

Fenucci e Carnevali: «La qualità e la sostenibilità delle produzioni locali possono diventare il motore di un nuovo sviluppo»

Sciopero dei lavoratori fabrianesi del Gruppo Fedrigoni
Sciopero dei lavoratori fabrianesi del Gruppo Fedrigoni

ANCONA – La provincia di Ancona sta affrontando una fase di crisi, in particolare nel settore manifatturiero, preoccupante con ripercussioni gravi sull’occupazione e sulla coesione sociale del territorio. Grandi realtà produttive, come Moncaro o più piccole ma importanti come la cooperativa La Terra e il Cielo, si aggiungono alle difficoltà già registrate in aziende industriali come Beko e Fedrigoni. Queste chiusure e ridimensionamenti stanno privando il territorio di migliaia di posti di lavoro e mettono a rischio il futuro economico di molte famiglie.

Questo scenario conferma una tendenza purtroppo consolidata negli ultimi anni: la perdita progressiva di aziende simbolo dell’eccellenza locale, che ha trasformato alcune aree della provincia in veri e propri deserti industriali.

Il rilancio economico deve passare per il sostegno alla manifattura e alle piccole imprese, puntando su settori strategici come l’agroalimentare. Questo comparto, particolarmente radicato nell’entroterra anconetano, rappresenta una soluzione di sviluppo grazie all’attenzione alla qualità e alla sostenibilità dei suoi prodotti. Investire nell’agroalimentare non solo significa creare posti di lavoro, ma anche valorizzare il territorio e la sua identità, rendendolo più competitivo sui mercati nazionali e internazionali.

Lo Stato ha messo a disposizione risorse significative per le aree di crisi complessa, come gli oltre 80 milioni di euro stanziati per sostenere investimenti, formazione e attrazione di imprenditori. Tuttavia, le modalità di accesso a questi fondi risultano inadeguate alle esigenze delle micro e piccole imprese, che rappresentano il tessuto economico della provincia.

La soglia minima di per accedere ai finanziamenti esclude di fatto molte piccole realtà. È urgente rivedere questi criteri, riducendo le soglie di investimento richieste e introducendo strumenti come il microcredito per favorire l’accesso anche alle aziende più piccole. Inoltre, è necessario semplificare le procedure burocratiche, che oggi rappresentano un ulteriore ostacolo per chi vuole avviare o ampliare un’attività.

Esempi di successo già presenti nel territorio, come alcune startup agroalimentari, dimostrano che piccoli investimenti possono generare un impatto significativo in termini di occupazione e crescita economica.

«Ogni giorno che passa, la nostra provincia rischia di perdere pezzi fondamentali della sua economia e della sua comunità – hanno dichiarato i Presidenti di CNA Agricoltori e Bevande Anna Fenucci e Samuele Carnevali – Dobbiamo agire subito, adottando politiche di sostegno che rispondano alle esigenze reali delle imprese e valorizzino i nostri punti di forza, come il settore agroalimentare. – concludono i due presidenti – La qualità e la sostenibilità delle produzioni locali possono diventare il motore di un nuovo sviluppo, soprattutto nelle aree interne. Questo territorio merita un futuro migliore, e tutti insieme possiamo costruirlo»

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