Jesi-Fabriano

Crognaletti: «Sono stanco di non lavorare»

Parla il chirurgo jesino che ha scelto la pensione a causa delle criticità della sanità pubblica. « Invece di andare al lavoro insoddisfatto, nervoso ed irascibile, ho preferito smettere». Ripartirà da Villa Igea

Paolo Crognaletti

JESI – «Se ho cinquanta autobus e venti autisti, o sono troppi i primi, o pochi i secondi». Paolo Crognaletti utilizza questa calzante metafora, legata alla storica attività della sua famiglia, per descrivere lo stato di salute della sanità pubblica. Dallo scorso 31 maggio, il chirurgo jesino, per quasi un ventennio in forza all’ospedale regionale di Torrette, è in pensione. 

Poteva ancora restare, come rimarca lui stesso, «ma le condizioni non consentono più di esprimere quello che uno potrebbe e vorrebbe offrire ai pazienti e così, invece di andare al lavoro insoddisfatto, nervoso ed irascibile, ho preferito smettere». Questo ha scritto sulla sua pagina Facebook nel suo ultimo giorno di operatività, ricevendo un migliaio fra ringraziamenti e apprezzamenti. Per la verità, Crognaletti non si è limitato a denunciare le problematiche della sanità regionale sul social network, ma ha anche scritto una lettera al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona. «Ho deciso di andare in pensione appena possibile – ha spiegato il chirurgo – non perché stanco di lavorare, ma perché stanco di non lavorare».

Di appendere il bisturi al chiodo, ovviamente, non se ne parla. Dai primi di luglio, infatti, il professionista jesino avvierà una collaborazione con Villa Igea di Ancona.

Crognaletti, trentasette lunghi anni di attività ed ora questa nuova sfida. Un bilancio?
«La chirurgia è da sempre la mia passione. Fin da bambino ero attratto dall’ anatomia ed ero curioso, quando avevo la possibilità di avere un organo di qualche animale in mano, di vedere come era fatto. Ho sempre avuto inoltre la vocazione, perché così la considero, di aiutare il prossimo e devo ringraziare mio padre che, pur non essendo medico, ma solo un “amante” della medicina, mi ha sempre sostenuto e incoraggiato. Dopo la laurea ho conseguito due specializzazioni, in chirurgia generale e in chirurgia toracica. Ho sempre visto questa professione come un aiuto al prossimo, mai come fonte di guadagno. In tutti questi anni, infatti, ho eseguito solamente due interventi in libera professione perché credo fermamente nel servizio pubblico. All’ospedale di Torrette ho iniziato nel 1999, dopo esperienze a Urbino e anche a Jesi».

Paolo Crognaletti

Ha scelto volutamente di andare in pensione perché non condivide le modalità di gestione della sanità regionale. Quali sono le problematiche?
«La politica del risparmio applicata per tanti anni sulla sanità ha portato a una diminuzione di personale e alla conseguente difficoltà di utilizzare in maniera ottimale le strutture a disposizione, sia diagnostiche che umane. A Torrette, ad esempio, è quanto ho scritto al Direttore Generale, vi sono 18 sale operatorie, spesso inutilizzate durante le ore  pomeridiane, ma non c’è il personale per farle funzionare. Ne consegue che spesso i chirurghi non sono utilizzati al meglio e così le liste d’attesa si allungano a dismisura. È veramente uno spreco di risorse inammissibile e non è giusto né per l’utenza, né per gli operatori. Dirò di più, Torrette ha un numero enorme di amministrativi, che a me sembra francamente esagerato se confrontato alle carenze in corsia».

Sono queste le cause delle lunghe liste d’attesa?
«Certamente. Il personale manca ed i medici non sono incentivati, al netto di chi se ne approfitta, che pure c’è. Personalmente eliminerei la libera professione per i medici ospedalieri, che andrebbero adeguatamente retribuiti, adeguando i salari dei professionisti italiani, che sono attualmente i più bassi, a quelli della comunità europea. Servirebbero  poi  forme di incentivazione per migliorare la produttività. Io credo fermamente nella sanità pubblica, ma lo Stato dovrebbe farsene carico in maniera seria. In futuro, la collaborazione fra pubblico, che controlla, e privato, che esegue, sarà probabilmente la strada da intraprendere. Di certo, non è possibile che un paziente debba attendere mesi per un qualsiasi esame ed essere costretto ad eseguirlo in libera professione, sborsando a volte centinaia di euro, a fronte magari di 600 euro di pensione, per ottenerne l’effettuazione in tempi brevi».

Voleva appendere il “bisturi al chiodo”, ma pare che non ci riuscirà nemmeno questa volta..
«Circa 10 giorni fa, poco dopo essere andato in pensione, sono stato contattato da Villa Igea e mi ha fatto molto piacere. Il primo impatto è stato molto favorevole in quanto ho notato la differenza fra l’impostazione pubblica e privata. Rendere efficiente il sistema, nel privato, è la parola d’ordine. Tutto viene finalizzato ad un miglior funzionamento».

Paolo Crognaletti

Il suo post su Facebook ha ottenuto un grandissimo successo. Che effetto le fa?
«Sono molto gratificato e ringrazio tutti. Ho sempre lavorato seriamente e onestamente, non ho mai speculato sulla salute del paziente. È bellissimo leggere quei commenti da parte di pazienti, amici e colleghi. Posso dire di aver costruito con i pazienti e con il personale ospedaliero un rapporto bellissimo, sia dal punto di vista tecnico che, soprattutto, umano e non nascondo che alcuni messaggi non abbiano suscitato in me un po’ di commozione».

È anche reduce da una campagna elettorale al fianco del riconfermato sindaco Massimo Bacci..
«Non mi sono mai interessato di politica, ma ho cambiato idea con la giunta Bacci, perché ha dimostrato capacità, professionalità e libertà di pensiero. Ho dato la mia disponibilità a Massimo, persona che stimo, per rendermi utile alla nostra città. Essendo alle prime armi ho condotto  una campagna elettorale decisamente dilettantistica ed i risultati sono stati decisamente al di sotto delle mie aspettative e delle mie speranze (Crognaletti non è riuscito ad essere eletto in consiglio comunale ndr.), ma è stata una grande vittoria della squadra. E questo è quello che conta».