JESI – Erano in tre, si muovevano di notte e prendevano di mira auto in sosta davanti ai cimiteri, vicino alle piste ciclabili, nei parcheggi degli impianti sportivi e nelle zone industriali. Tutti di etnia rom erano stati già arrestati il 12 gennaio scorso e di nuovo denunciati il 16 dello stesso mese perché ritenuti responsabili della commissione di furti su auto in sosta. In arresto con traduzione ai domiciliari, stamattina, 3 marzo, sono finiti un uomo e due donne, B.S., di 26 anni, T.C. di 54 anni e D.S.S., 34 anni, tutti residenti a Jesi nel campo nomadi di via Marx, già noti alle forze dell’ordine e già sottoposti all’obbligo di dimora. Contestualmente al triplice arresto sono stati identificati due complici, L.G. di 41 anni e B.P. di 25, anche loro noti alle forze dell’ordine, dimoranti nel campo rom di Jesi, che li avrebbero fiancheggiati.
Dalle indagini è emerso che la banda rom si era resa responsabile di dieci episodi criminosi commessi nelle provincie di Ancona, Macerata e Pesaro Urbino con lo stesso “modus operandi”, asportando borse e oggetti di valore lasciati incustoditi all’interno di auto parcheggiate in luoghi appartati, cimiteri e parchi pubblici in primis, che hanno permesso loro di racimolare un totale di circa seimila euro.
Quelli finora accertati riguardano soprattutto furti di oggetti di valore e soldi dalle borse custodite nelle auto parcheggiate davanti ai cimiteri: il 22 dicembre e il 30 dello stesso mese a Castelfidardo, la Vigilia di Natale a Trecastelli, uno il 27 a Senigallia e il 30 a Recanati. Poi uno il 30 nell’area industriale di Montelupone, il 5 gennaio nell’area ciclabile di Trecastelli, lo stesso giorno a Fano, l’Epifania alla pista ciclabile di Campocavallo di Osimo e il 9 nel parcheggio del campo da basket di Fabriano.
Gli arresti sono scattati grazie alla collaborazione tra il comando dei Carabinieri di Jesi e Osimo. Le indagini dei militari osimani coordinati dal maggiore Raffaele Conforti, in sinergia con la Procura, sono ancora in corso per individuare eventuali complici o fiancheggiatori locali e per attribuire alla banda la paternità di altri furti commessi in Valmusone e nella provincia di Ancona.