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Jesi, assegno scoperto e bonifico fake per pagare la BMW: banda rumena denunciata per truffa

Prima un assegno delle poste scoperto, poi un bonifico da 2 euro invece dei 20mila pattuiti per la cessione dell'auto. I quattro, non nuovi a tale condotta, in precedenza si erano già appropriati di veicoli per un valore superiore a 100mila euro

Jesi, polizia

JESI – Nella giornata di ieri 5 dicembre, al termine di articolata attività investigativa, il personale della Polizia di Stato del Commissariato di Jesi , coordinato dal Dirigente, ha deferito in stato di libertà all’autorità giudiziaria competente quattro cittadini rumeni – due donne di 27 e 26 anni e due uomini di 24 e 25 – per il reato di truffa in concorso.

In data 21 novembre scorso la vittima, 46enne, in sede di querela aveva riferito di aver postato sui siti social un annuncio di vendita della propria autovettura BMW grand coupè al prezzo di euro 22mila euro. Il 28 novembre una donna lo aveva contattato mostrandosi interessata all’acquisto e dopo uno scambio di messaggi via whatsApp, i due si erano accordati per il prezzo di 20mila euro con l’intesa che l’acquirente si sarebbe recata nella sua abitazione per verificare de visu la corrispondenza alle descrizioni ricevute. La vittima, le comunicava che per il pagamento avrebbe accettato solo un assegno circolare o bonifico istantaneo.

Nel pomeriggio del 29 novembre si presentavano sotto l’abitazione della vittima quattro persone, due ragazze e due ragazzi, che dichiaravano di essere rumeni e parlavano un italiano stentato. Una delle donne affermava essere quella con cui era stata avviata la trattativa. Verificato il mezzo, avendo riscontrato che era tutto regolare, si erano diretti insieme presso l’agenzia pratiche auto. Espletate le pratiche per il passaggio, all’atto del pagamento la donna aveva consegnati un assegno delle poste dell’importo di euro 20mila e non un assegno circolare come d’intesa.

Uno dei ragazzi presenti aveva convinto la vittima che in realtà quello fosse un assegno circolare, facendo leva sul fatto che questa non conoscesse la tipologia di assegni circolari emesse dalle poste. Si procedeva, pertanto al passaggio e l’auto veniva intestata al ragazzo, dichiaratosi marito della donna che aveva avviato la trattativa. L’altro giovane presente affermava di essere il fratello del nuovo intestatario del mezzo e che insieme a lui erano titolari di una società che vendeva prodotti per il lavaggio delle auto. Tutti insieme cercavano di rassicurare la vittima sul fatto che la loro solvibilità economica fosse certa.

Il 30 novembre scorso la vittima presentatasi allo sportello delle poste per mettere all’incasso il titolo avuto per la vendita, apprendeva dagli operatori che il conto era privo di fondi e pertanto l’assegno risultava scoperto. Contattata la donna che aveva consegnato l’assegno, questa si mostrava fintamente dispiaciuta per l’accaduto, non riuscendo a capacitarsi di come potesse essere accaduto, rendendosi disponibile a fare un bonifico dello stesso importo. Effettivamente, sempre in data 30 novembre, l’acquirente le inviava una distinta di pagamento a mezzo bonifico dell’importo di 20mila euro. In data 3 dicembre, la vittima, controllando i movimenti del suo conto corrente, constatava che vi era in realtà un accredito di euro 2,00. Chi aveva effettuato il bonifico a beneficio della parte offesa, modificava in maniera grossolana l’importo che era di un altro carattere per poi inviarlo a riscontro. I tentativi di contatto da parte della vittima nei giorni a seguire si rivelavano vani.

Grazie ad un’attenta attività di ricerca nelle banche dati, i Poliziotti del Commissariato riuscivano ad individuare e a dare un volto ai quattro responsabili. Anche l’utenza cellulare utilizzata per i contatti risultava intestata ad uno di essi. I quattro truffatori, non erano nuovi a condotte delittuose di questo tipo avendo già commesso analoghi reati in precedenza appropriandosi di diversi veicoli per un valore superiore a 100mila euro. Raggiunti dalla Polizia del posto su delega di questo Commissariato, venivano deferiti in stato di libertà all’AG competente per truffa in concorso.