Jesi-Fabriano

Jesi, contattata sui social investe in bitcoin. Guadagna oltre 200mila euro ma è una truffa

La vittima si è presentata al Commissariato di Jesi per querelare. Da qui le indagini che hanno portato alla denuncia di due persone

Foto di repertorio

JESI – Nella giornata di ieri, domenica 19 gennaio, al termine dell’attività investigativa, personale della Polizia di Stato del Commissariato di PS di Jesi deferiva in stato di libertà all’autorità giudiziaria competente un 24enne, nigeriano, e una donna, della stessa età di origine Argentina, per il reato di truffa aggravata.

Lo scorso 24 dicembre, la vittima (jesina 41enne) presentava in Commissariato querela per truffa. La donna, dichiarava di essere stata contattata sul social network Tik Tok da un utente sconosciuto, il quale le prospettava la possibilità di avere un guadagno tramite investimenti di moneta virtuale. Tale persona, le chiedeva di continuare il loro scambio di messaggi a mezzo Telegram. Qui, le ribadiva la possibilità di effettuare investimenti partendo con piccoli importi, chiedendole di scaricare un’applicazione specifica effettuando il primo investimento di 30 euro. Dall’applicazione, poteva controllare tranquillamente l’andamento del suo investimento ed in effetti notava che alla data del 17 dicembre il suo portafoglio virtuale conteneva bitcoin per un controvalore di euro 36.000. Attraverso Telegram, chiedeva all’utente sconosciuto di ritirare l’intero capitale. Per far ciò, riceveva un numero da contattare.

All’interlocutore, riferiva l’intenzione di procedere al ritiro dei soldi investiti ma per far ciò avrebbe dovuto versare la somma di euro 977 per il cambio valuta da bitcoin a euro. Così faceva e tramite la sua carta effettuava il bonifico al numero iban indicatole. Subito dopo, inviava come prova copia dell’operazione compiuta rinnovando la richiesta di rimborso capitale. Tuttavia, iniziava a ricevere una serie di messaggi nei quali le veniva comunicato che nel frattempo il suo capitale aveva superato il limite di valore di 100.000 euro e le chiedevano copia della carta d’identità per effettuare delle verifiche fiscali, specificando che per tale operazione avrebbe dovuto versare 2.500 euro. La vittima, effettuava il bonifico ad un secondo iban indicatole, inviava copia dell’operazione con richiesta liquidazione del capitale e nuovamente le veniva chiesta ulteriore somma, a seguito del fatto che l’ammontare del portafoglio aveva superato la somma di 200.000 euro, ed occorreva fare ulteriori verifiche fiscali. Solo in tale circostanza la vittima, capiva d’essere caduta in un raggiro richiedendo indietro le somme investite ma senza alcun esito. All’indomani della querela, la polizia giudiziaria del Commissariato procedeva al sequestro preventivo del conto corrente collegato all’iban ove era confluita la somma di denaro di 2.500,00 euro e l’istituto di credito comunicava di aver posto un blocco operativo al conto nel quale vi era un saldo di circa 3.000 euro. Tale conto risultava intestato ad un cittadino nigeriano domiciliato a Viterbo. Quanto al secondo conto corrente, risultava intestato ad una donna argentina residente a Campobasso. I due raggiunti dalla polizia del posto, su delega di questo Commissariato venivano deferiti all’AG in stato di libertà per truffa aggravata in concorso.