JESI – Nella giornata di ieri 7 novembre, al termine dell’attività investigativa, il personale di polizia giudiziaria del Commissariato di Jesi ha deferito in stato di libertà all’autorità giudiziaria competente una cittadina e un cittadino calabresi rispettivamente di 35 e 45 anni per il reato di truffa aggravata in concorso.
In data 25 ottobre la vittima, un 48enne jesino titolare di una carrozzeria, in sede di querela ha riferito d’essere stato contattato da un sedicente dottore che diceva d’aver avuto un incidente con la propria autovettura nella zona di Salerno e che doveva trasportare il veicolo incidentato presso la carrozzeria del querelante chiedendogli di prendere contatti con il trasportatore e fornendogli un’utenza telefonica.
L’uomo si prodigava a chiamare al cellulare il trasportatore il quale lo informava che per il trasporto presso la sua carrozzeria avrebbe dovuto corrispondergli la somma di euro 800+iva per un totale di 956 euro. A questo punto, gli forniva un iban su cui effettuare il bonifico. Tuttavia, l’operazione di versamento non andava a buon fine per cui la vittima ricontattava l’incaricato al trasporto dell’auto mettendolo a conoscenza di quanto accaduto. Lo stesso, gli forniva nuove coordinate bancarie e la vittima si determinava ad effettuare il bonifico richiesto comunicandolo via whatsApp al trasportatore. Lo stesso giorno, veniva raggiunto telefonicamente dal sedicente dottore il quale gli comunicava che non poteva effettuare il trasporto a mezzo bisarca bensì con un carro attrezzi pertanto il prezzo da pagare sarebbe stato più alto ovvero 1.900 euro aggiungendo che gli avrebbe fatto subito un bonifico per la predetta somma che poi avrebbe dovuto inserire nella fattura di riparazione.
A conferma, gli inviava copia di un bonifico nel quale non appariva l’ordinante ma solo il nome della vittima quale beneficiaria. In data 21 ottobre la vittima effettuava un nuovo bonifico di 970 euro allo stesso iban ma veniva ricontattato dal sedicente dottore il quale lo informava che avrebbe dovuto trasportare oltre alla macchina un altro mezzo di proprietà della moglie e che pertanto per il trasporto avrebbe dovuto pagare ulteriori 790 euro. La vittima anche in questo caso procedeva ad un nuovo bonifico e pochi giorno dopo tentava di contattare il trasportatore per cercare di capire come mai il trasporto non fosse stato effettuato, ma questi non rispondeva e lo bloccava.
Consapevole , alla fine d’aver patito una truffa , sporgeva querela.
Gli accertamenti investigativi espletati dalla squadra di polizia giudiziaria del Commissariato permettevano di appurare che il conto corrente collegato all’iban , nel quale erano confluite le somme, risultava intestato ad una donna calabrese gravata da precedenti specifici per truffe perpetrate con lo stesso modus operandi. Anche il conto corrente, risultava utilizzato per far confluire i proventi di altre truffe. Inoltre da accertamenti nelle banche dati , l’utenza telefonica utilizzata da chi aveva dichiarato di essere stato incaricato per il trasporto dell’auto, e quella utilizzata dal sedicente dottore, erano tutte intestate ad un uomo sempre calabrese gravato da molteplici precedenti per truffe commesse in concorso con la stessa donna intestataria del conto corrente. Pertanto, i due, inchiodati alle loro responsabilità dai gravi elementi indiziari a loro carico, raggiunti dalla Polizia del posto su delega di questo Commissariato, venivano deferiti in stato di libertà per truffa in concorso aggravata dall’essere il fatto commesso a distanza mediante l’utilizzo di strumenti telematici idonei ad ostacolare la propria identificazione.