ANCONA – In primo grado era stato assolto ma nel secondo grado di giudizio è stato condannato a 16 anni di carcere. Ribaltato il giudizio in Corte d’Assise di Appello per Nica Cornel, 24 anni, il romeno accusato dell’omicidio del 53enne di Chiaravalle Giancarlo Sartini, commesso tra il 26 e il 27 dicembre 2015. Dietro il delitto ci sarebbe stato il furto di una collanina d’oro. Poco dopo le 14 di oggi è arrivata la sentenza. La sorella della vittima, che si è costituita parte civile, è scoppiata a piangere ed ha abbandonato in fretta l’aula. Riconosciute al romeno le attenuanti generiche. Il risarcimento per la sorella di Sartini è stato rimandato in sede civile.
Nell’udienza di novembre era emerso come l’orario della morte del 53enne, ucciso a colpi di spranga nell’abitazione di via Circonvallazione, a Chiaravalle, poteva essere avvenuta dalle sei alle otto ore prima di quelle accertate dai consulenti e dai medici legali nell’udienza di primo grado dove il 24enne, suo vicino di casa, era stato assolto a maggio 2016.
Era stata la procura a ricorrere in appello.
Il perito Cristian D’Ovidio, incaricato dal gip, aveva allargato il range dell’orario ipotetico della morte del chiaravallese inizialmente individuata tra le 23,04 e le 23,44 con un massimo di orario fino all’1.30. Questo intervallo di orario era stato determinato guardando una foto relativa al cadavere, fatta insieme ad altre in sede di autopsia e che presenterebbe delle macchie ipostatiche, generate dalla pressione avvenuta sulla pelle dell’uomo, che farebbero risalire il decesso tra le sei e le otto ore prima di quanto accertato in precedenza anche dai consulenti della difesa, il medico legale Adriano Tagliabracci, e della procura, Raffaele Giorgetti. Il corpo era stato scoperto la mattina attorno alle 9, dalla sorella dell’uomo.
Secondo gli avvocati della parente del 53enne che si è costituita parte civile nel processo di primo grado, i legali Simona Cognini e Matteo Catalani, questa rivalutazione poteva rimettere in discussione l’estraneità del giovane al delitto. Per le motivazioni della sentenza però bisognerà aspettare 90 giorni.
L’avvocato Marina Magistrelli, che difende il romeno insieme all’avvocato Simeone Sardella, parla di «Errore macroscopico. Non ci sono prove se non le intercettazioni con la madre» (quelle dove il 24enne avrebbe ammesso di essere stato lui ma poi smontate dalla difesa nell’udienza di primo grado). «Ricorreremo in Cassazione – aggiunge l’avvocato Magistrelli – il mio cliente intanto sta vivendo da tre anni senza lavoro. Non riesce a trovarlo perché come dice il suo nome nessuno lo prende». (Aggiornato alle 15.15)