HOME REGIONALE

Scoperto un acquedotto romano

Nel corso dei lavori di costruzione del nuovo teatro è stato ritrovato l’antico condotto che approvvigionava il municipio romano di Cupramontana

L'acquedotto romano

CUPRAMONTANA – Folla di curiosi, sabato 28 gennaio a Cupramontana, per la presentazione dell’acquedotto romano scoperto nel corso degli scavi per le fondamenta del nuovo teatro comunale. Esso approvvigionava il municipio romano di Cupra Montana.

Il ritrovamento è stato illustrato nei minimi dettagli dal sindaco Luigi Cerioni, l’archeologa Ilaria Venanzoni della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, l’archeologo Marco Ambrosi della ditta Pangea e l’Archeoclub di Cupramontana. La scoperta è avvenuta il 20 ottobre scorso durante gli scavi per le fondamenta del nuovo teatro comunale. Alla luce il primo tratto dell’acquedotto: al ritrovamento è stata subito fatta la segnalazione alla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e i lavori sono stati sospesi. Un cunicolo interamente incavato a mano nell’arenaria, alto 2 metri, con uno sviluppo di circa 34 metri. Il condotto risulta facilmente percorribile verso monte, ovvero verso il suo inizio, mentre a valle è completamente ostruito da un palo in cemento armato costruito per sorreggere un piccolo edificio adiacente al futuro teatro comunale.

«L’esplorazione del cunicolo, da parte degli archeologi della Soprintendenza prima e degli speleologi cuprensi poi – fa sapere l’amministrazione comunale – ha fin da subito confermato che tale opera è il tratto iniziale dell’antico acquedotto romano scoperto dallo storico cuprense Don Francesco Menicucci nella seconda metà del 1700. Infatti da diversi anni gli speleologi del progetto Cupra-Sotterranea in collaborazione con l’Archeoclub (a cui va la peternità delle immagini) erano alla ricerca di questo antico acquedotto, descritto in maniera impeccabile dallo storico in una mappa contenuta nel “Commercium Epistolicum”, raccolta di corrispondenza tra il Menicucci e il Colucci datata tra il 1788 e il 1793. Secondo il Menicucci questo antico manufatto si snoda lungo il versante nord-ovest di Cupra Montana passando nella zona anticamente chiamata le “Canalecchie” (via Gaspare Spontini), toponimo che probabilmente riconduce al “canale”, ovvero all’acquedotto».

Probabilmente fu scoperto nell’area dell’attuale cimitero in occasione di alcuni scavi archeologici nel 1779, da lì Francesco Menicucci riuscì a risalire lungo il suo percorso descrivendolo in modo approfondito, annotando dimensioni e materiali di costruzione, tramandandoci così uno studio completo sull’opera. Dopo aver scandagliato accuratamente il tragitto indicato le indagini degli attuali “speleo-archeologi” cuprensi furono interrotte per l’assenza di tracce. Nessuno si aspettava infatti che l’acquedotto si trovasse in un luogo diverso da quello indicatoci dal Menicucci e cioè circa 50 metri più lontano dall’area dell’Ex cinema-teatro, dove è stato rinvenuto.

L’amministrazione comunale è attualmente impegnata a reperire le risorse finanziarie necessarie per la rimozione di quanto impedisce l’esplorazione del tratto a valle dell’acquedotto. «La disostruzione del condotto permetterebbe – spiegano gli esperti – salvo ulteriori interruzioni, di visionare la parte restante, la quale dovrebbe proseguire sotto il Viale della Vittoria, attraverso il campo sportivo, rimanendo nella parte retrostante delle abitazioni di via Bovio per poi andare a terminare nei pressi del viale del cimitero. Osservando la sezione del cunicolo possiamo notare che la volta a tutto sesto poggia su pareti che, stringendosi verso il basso, formano una “V”. In questo modo, nei momenti di siccità, l’acqua rimane nella parte bassa dell’acquedotto che, essendo più stretta (circa 35/40cm), riesce a convogliarla con maggior velocità verso valle. Al contrario nei periodi di pioggia e quindi con il livello d’acqua più alto, l’allargamento del condotto (fino a un massimo di circa 90cm) permette un deflusso più lento e controllato. Questo sistema garantiva un approvvigionamento dell’acqua alla città pressoché regolare».

Mappa Menicucci 1779

Si può anche ipotizzare – proseguono – che come in altri acquedotti romani di questa portata, il condotto vada a terminare in una grande cisterna, in genere sotterranea, che ha lo scopo di accumulare e distribuire poi nel migliore dei modi l’acqua all’interno della città. Non è da escludere quindi che il luogo da lui indicatoci corrisponda ad una cisterna, la quale potrebbe essere stata utilizzata come fossa comune nel periodo delle grandi pestilenze. Entrando all’interno dell’acquedotto si rimane subito affascinati dalla complessità dell’opera che richiede non poca fantasia per immaginare come questo acquedotto sia stato concepito e realizzato. Ci si rende subito conto di essere all’interno di un luogo inviolato da secoli: l’ambiente buio, umido e ovattato rende l’atmosfera quasi mistica. Salta subito all’occhio la geometrica precisione dello scavo, realizzato con la maestria che solo i Romani sono stati in grado di ottenere. «A questo punto non ci rimane altro che attendere il proseguimento dell’esplorazione per poter apprezzare e valorizzare al meglio ciò che i nostri antenati ci hanno lasciato».