Jesi-Fabriano

A Cupramontana arriva la lirica: doppio appuntamento con le opere di Pergolesi e Menotti

In scena il dittico “La serva padrona” di Giovanni Battista Pergolesi (1733) e “The telephone” (1947) di Gian Carlo Menotti, con la direzione di Flavio Emilio Scogna, regia e scene di Jacopo Fo

Immagine di repertorio (Foto: Ufficio stampa Fps)

CUPRAMONTANA – ll dittico “La serva padrona” di Giovanni Battista Pergolesi (1733) e “The telephone” (1947) di Gian Carlo Menotti, con la direzione di Flavio Emilio Scogna, regia e scene di Jacopo Fo (ripresa da Matteo Mazzoni per l’occasione), in scena giovedì 14 luglio alle ore 21 al Teatro Concordia di Cupramontana, quale anteprima della 55^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi.

Il teatro marchigiano di recente inaugurazione, si apre alla lirica e al divertimento, accogliendo un inedito dittico di opere buffe, prodotto dalla Fondazione Pergolesi Spontini quale anteprima della 55^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi. L’evento è in collaborazione con il Comune di Cupramontana.

Con questo progetto, la Fondazione Pergolesi Spontini sperimenta per la prima volta la tournée estiva di agili allestimenti d’opera per la diffusione della tradizione operistica nei piccoli borghi delle Marche e non solo. Il progetto inaugura con il titolo più rappresentativo del lavoro musicologico dell’ente teatrale jesino, “La Serva Padrona” di Pergolesi, in dittico con “The Telephone” di Menotti.

Al centro della serata sono due opere buffe che trattano entrambe dell’amore in maniera comica, avvalendosi di un terzo incomodo: il telefono, in Menotti, il servo muto, in Pergolesi.

Il dittico, già andato in scena nell’autunno 2021 al Teatro Pergolesi, ed inserito nel novero dei migliori allestimenti visti nel corso del 2021 dalla rivista OperaClick, ha segnato il debutto nella regia lirica di Jacopo Fo – eclettico artista e figlio d’arte, di Dario Fo e Franca Rame – che ne ha firmato anche le scene ed i costumi.

Sul podio del Time Machine Ensemble, è Flavio Emilio Scogna, direttore d’orchestra di carriera internazionale, e compositore tra i più stimati in Italia. Cantano Aleksandra Kubas-Kruk (Lucy/Serpina) e Filippo Polinelli (Ben/Uberto), Vespone è Salvatore Caruso.

La regia è ripresa da Matteo Mazzoni, le luci sono di Marco Scattolini, assistente ai costumi Roberta Fratini.

La nuova produzione è in coproduzione con la Fondazione Teatro Verdi di Pisa, e andrà in tournée nelle Marche a Cupramontana (14 luglio), e in Toscana nei borghi di Fauglia (17 luglio) e Peccioli (20 luglio).

Nella messa in scena dei due titoli, Jacopo Fo attinge ai codici della Commedia dell’Arte. “The Telephone e La Serva Padrona sono due divertissement – spiega – Ho pensato che avrebbe aumentato il divertimento inserire giochi di contrappunto. L’idea mi è venuta riflettendo sul ruolo del Servo Muto nella Serva Padrona. Seguendo le strane associazioni che la mente ci propone mi sono ricordato di quello che in gergo teatrale si chiama il contrasto. Arci famoso e antichissimo quello tra il Clown Bianco, algido e serioso, e il Clown Rosso, caciarone, che lo disturba suonando la tromba. Mi sono chiesto: e se il Servo Muto fosse una sorta di Clown Rosso, un po’ sabotatore e un po’ complice. E come farebbe a interagire nel diverbio tra la serva e il nobiluomo?”

“La serva padrona” fu composta nel 1733, su testo di Gennarantonio Federico, come intermezzo per il dramma per musica “Il prigionier superbo”. È il primo intermezzo completo musicato da Pergolesi e senz’altro il suo capolavoro in questo genere. È nota la sua importanza nella storia d’opera: da essa nascono le origini dell’opera buffa, che avrà grande sviluppo nella seconda metà del ‘700 e culminerà in Rossini. Narra la vicenda di Serpina, furba serva di un nobile anziano, Uberto, che con uno stratagemma riesce a farsi sposare e mutare quindi, come da titolo, la propria condizione.

Formata da parti recitate, parti cantate (arie e duetti), “La serva padrona” divenne un vero “manifesto” polemico quando nel 1752 fu portata a Parigi dalla compagnia Bambini e ne nacque la famosa “querelles des bouffons” che coinvolse in accese dispute i sostenitori della musica francese (di Lully e di Rameau) e quelli della musica italiana, tra questi ultimi vi era Jean-Jacques Rousseau.

«Del capolavoro pergolesiano – spiega Flavio Emilio Scogna – esistono innumerevoli manoscritti e edizioni a stampa, ma non esiste l’autografo. Francesco Degrada, che di Pergolesi è stato senza ombra di dubbio il più grande conoscitore e revisore, realizzò una edizione critica di questo intermezzo che fu messo in scena nel 2004 per il Festival Pergolesi Spontini di Jesi. In occasione di quella rappresentazione, Degrada scrisse una nota al programma di sala in cui spiegava le problematiche e le difficoltà nel poter realizzare un’edizione critica di questo lavoro. L’attuale esecuzione e realizzazione ha corretto alcune parti musicali dubbie presenti nelle varie edizioni a stampa e tiene conto delle preziose indicazioni di Degrada basate sul libretto originale e sulla collazione di diversi manoscritti relativi alla prima edizione napoletana del 1733 e romana al Teatro Valle di due anni successiva (1735), utilizzando nell’aria finale “Contento tu sarai” le ultime 45 battute “Se comandar vorrò” che costituiscono la seconda parte del duetto col da capo presenti in quattro partiture manoscritte conservate e consultabili presso la biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Maiella di Napoli».

Commedia in un atto solo, di cui Gian Carlo Menotti è autore sia della musica che del libretto, “The telephone, or L’amour à trois” (1947) è proposta nell’originale versione in lingua inglese andata in scena per la prima volta all’Heckscher Theater di New York.

«È un’opera comica, che ricorre alla struttura a numeri chiusi, tipica dell’opera buffa italiana, per descrivere i vizi della società moderna, vizi incarnati nel prototipo della donna ricca, alla moda, che passa tutto il suo tempo al telefono. Qui Menotti fu sorprendentemente lungimirante nell’interpretare il futuro anticipando la dipendenza da uno strumento che oggi ha ampiamente dilatato le sue funzioni», spiega ancora il M° Scogna.

La storia è quella di Ben che vuole chiedere a Lucy di sposarlo e va a trovarla in casa, ma lei è sempre impegnata in estenuanti conversazioni telefoniche. L’unico modo che l’uomo avrà per raggiungere il suo amore è proprio al telefono, chiamandola però da una cabina esterna.