CUPRAMONTANA – «Siamo stati i primi a sperimentare la spumantizzazione in autoclave e a produrre vino Verdicchio Metodo classico, la nostra cooperativa agricola rappresenta una parte importante della storia del territorio di Cupramontana eppure rischiamo di scomparire. Aiutateci!». L’appello accorato è del presidente della cooperativa agricola Colonnara di Cupramontana, una realtà storica legata alla produzione di spumanti sul territorio della Vallesina.
Nata nel 1959 e resa operativa nel 1963 grazie al primo presidente, Luigi Pio Ghislieri, nel 2013 Colonnara è entrata a far parte del Consorzio Cooperative Marchedoc per ampliare la sua rete di vendita. Invece sembra che questa operazione abbia rappresentato la lenta discesa verso gli abissi per questo marchio storico che ha sempre significato qualità e valorizzazione dei vini 100% Verdicchio. «Nel 2013 – spiega il presidente di Colonnara Massimiliano Latini – i soci della cooperativa Colonnara dopo aver chiuso il bilancio al 30/08/2012 con 2 milioni e 300mila euro di fatturato, sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti, ravvisavano la necessità di rafforzare il marchio Colonnara per renderlo competitivo rispetto alle altre cooperative vitivinicole che grazie a una rete commerciale più strutturata registravano un trend del fatturato in continua espansione. Essendo i prodotti Colonnara di alta qualità, molti competitor si erano proposti di stringere collaborazioni, ma sono state rifiutate per timore di affidare a terzi la rete commerciale. Abbiamo dunque chiesto aiuto alla Confcooperative, associazione di categoria del mondo cooperativo di cui Colonnara è socia. Confcooperative fu ben lieta di aiutarci, proponendoci un progetto di forte rilancio che avrebbe coinvolto due cantine: Colonnara e Morciola/Colli Pesaresi che unite avrebbero aderito al Consorzio di Cooperative Marchedoc. Una realtà che avrebbe permesso di ottimizzare i costi di produzione confluendo entrambe su un unico sito produttivo presso la cantina Colonnara e investire quindi su un’unica rete commerciale in grado di offrire una vasta gamma di prodotti dati dal conferimento di entrambe le cooperative».
Sembrava la soluzione ideale per rafforzare Colonnara. «A conferma del massimo coinvolgimento delle Confcooperative – spiega ancora Latini – si decise di individuare come presidente del Consorzio Cooperative Marchedoc un suo funzionario, Patrizia Marcellini. E per incoraggiare questo rilancio, sono entrati in Marchedoc anche due soci avventori: Fiduciaria Marche (versando 500mila euro di fondi regionali) e Fondo Impresa (con altri 500mila euro di fondi di confcooperative). Ci siamo fidati, ci abbiamo creduto – ha detto ancora Latini – tanto che la Colonnara ha conferito in Marchedoc tutti gli immobili e il proprio marchio (valore stimato 3 milioni e 600mila euro) tanto da diventare socio di maggioranza in termini di capitale sociale». Ma col passare degli anni il progetto ha iniziato a evidenziare le sue criticità.
La situazione di difficoltà che la cooperativa evidenziava prima dell’ingresso in Marchedoc non era cambiata, anzi a distanza di anni il fatturato che prima era solo di Colonnara, era rimasto invariato in Marchedoc nonostante l’unione con la cantina Morciola/Colli Pesaresi. «E sono iniziate le perdite di fatturato; così, preoccupati, attraverso gli amministratori delegati in Marchedoc i soci di Colonnara hanno chiesto delucidazioni alla legale rappresentante/presidente di Marchedoc sulla situazione attuale e sulle prospettive future. Ma per tutta risposta, nell’ultimo Cda, la presidente ha messo all’ordine del giorno la proposta di collaborazione commerciale tra Marchedoc e una cantina vinicola concorrente della Colonnara esattamente quello che i soci nel 2013 avevano scongiurato».
Il presidente, insieme al consigliere Michele Maiolini, chiede l’intervento urgente delle istituzioni comunali e regionali. «Lunedì avremo il Cda in cui si deciderà tutto, chiediamo che le autorità politiche intervengano sollecitando Marchedoc a giungere a uno scioglimento bonario della cooperativa con la restituzione del denaro, degli immobili e del marchio a “Colonnara”».
Dal suo canto, il Comune di Cupramontana in una nota fa sapere: «La Colonnara SCA rappresenta da sempre per Cupramontana e per tutto il territorio un’importante realtà economica e un’eccellenza nella produzione del vino. A fronte di alcune difficoltà che stanno emergendo, l’amministrazione comunale si sta attivando per verificare e sostenere tutte le possibili soluzioni a difesa dell’azienda, a sostegno dei produttori vitivinicoli e di tutti i lavoratori coinvolti».