Jesi-Fabriano

Cupramontana, sequestro di marijuana in un casolare. La famiglia: «Siamo agricoltori»

La famiglia di Cupramontana denunciata si difende in una lettera aperta dalle accuse e spiega la sua posizione: agricoltori di canapa con regolari licenze

Il terreno di Cupramontana dove è stata sequestrata la canapa.

CUPRAMONTANA – Due chili e mezzo di infiorescenze di canapa sequestrate dai Carabinieri della Stazione di Cupramontana, nel corso di un controllo in un casolare che risultava essere disabitato, dove all’interno c’erano dei giovani che sentivano musica ad alto volume: queste le circostanze del blitz scattato nei giorni scorsi e riportato su queste colonne il 20 gennaio scorso. Ma la famiglia di agricoltori denunciata per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti e psicotrope, intende chiarire la sua posizione e lo fa con una lettera aperta che riportiamo.

«Siamo dei giovani fratelli cuprensi che nella primavera 2020 hanno avviato su un terreno di proprietà della nostra famiglia di dimensioni inferiori all’ettaro la produzione di canapa CBD certificata UE a basso contenuto di THC – scrivono -. Nel mese di aprile aprivamo Partita Iva agricola, provvedevamo a consegnare al comando dei Carabinieri di Cupramontana la comunicazione di semina di canapa industriale in attuazione della legge e ai sensi delle circolari Mipaaf specifiche. Iniziavamo così questa nuova avventura arando e seminando grazie all’aiuto di un terzista. I semi erano stati precedentemente acquistati presso un rivenditore autorizzato. Durante i lavori su questo terreno, non lontano dal centro storico di Cupramontana, più volte i Carabinieri del comando locale si presentavano sul posto ad osservare chiedere e parlare sempre in toni di assoluta tranquillità, collaborazione, disponibilità. Non ci sono mai stati episodi di tensione o conflitto perché tutto si svolgeva nell’assoluto adempimento dei termini di legge e alla luce del giorno. Anche altri cuprensi passavano a salutare, chiacchierare, dare consigli a dei giovani alle prime armi che si avvicinavano alla terra».

«Nella primavera 2021 si ripete lo stesso copione – aggiungono – ma viene scelta una diversa particella dello stesso terreno, su cui decidiamo di coltivare canapa CBD in consociazione con girasoli. La stagione è stata più difficile della precedente e la siccità pesante per noi ed il nostro lavoro. Ma alla fine siamo riusciti a produrre una piccola quantità di canapa, seppure inferiore a quanto avessimo sperato». Poi si arriva al “giorno incriminato” quello del controllo, quando i militari sono andati a fare il controllo nel nuovo podere e viene effettuato il sequestro.  

«In data 9 dicembre verso le 14 sono in macchina insieme a due amici; mentre ci dirigiamo verso la casa in campagna dove vivo da alcuni mesi, passiamo davanti alla vettura dei Carabinieri ferma davanti al cimitero comunale. Continuiamo verso casa senza alcuna difficoltà perché si tratta sì di una strada di campagna, ma utilizzata quotidianamente dalle varie famiglie che risiedono lì intorno, inclusi i due vicini con cui condividiamo l’aia – spiegano -. Entriamo nella casa che non è disabitata dal 2006, anno in cui è stata acquistata e ristrutturata; accendiamo lo stereo inconsapevoli che ascoltare musica rap costituisca un reato o un fattore stigmatizzante discriminante e rilevante ai fini delle indagini. Dopo alcuni minuti sentiamo bussare violentemente alla porta, mi affaccio e vedo il maresciallo col suo collega. Mi chiedono di entrare dichiarando sussistenti i necessari presupposti di legge per una perquisizione senza mandato. Li lascio entrare senza alcuna resistenza e li conduco immediatamente nella stanza in cui era depositata la canapa raccolta all’inizio dell’autunno. Li informo che si tratta di canapa CBD e loro ne predispongono il sequestro. Perquisiscono il resto della casa e trovano una bilancia acquistata da mia sorella l’anno precedente per produrre saponi. Anche questa viene prelevata ma in un momento in cui non sono presente in casa, mentre mi reco da mia madre per prendere la documentazione relativa alla coltivazione. Viene chiesto a me e i due amici presenti di recarci in caserma e senza alcuna esitazione andiamo. I miei amici verranno rilasciati poco dopo senza alcuna conseguenza: non sono assolutamente stati segnalati alle competenti autorità per uso personale di sostanze stupefacenti come riportato sui giornali», tengono a sottolineare i fratelli proprietari della terra.

«Solo in caserma mi accorgerò del sequestro della bilancia che si trovava in una madia in cucina e chiedo “Da dove sbuca questa?”. Mi sarà risposto che l’hanno notata dentro un cassetto aperto. La bilancia di precisione per fare saponi? Sì, perché la quantità di soda caustica deve essere esatta, 128 gr per un chilo di olio di oliva altrimenti il sapone è troppo aggressivo per la pelle. Ecco un particolare succoso per fare più notizia. Piuttosto che raccontare della produzione di grappa sarebbe bene raccontare che la bilancia che ci incrimina in maniera inequivocabile era utilizzata per produrre saponi e non per lo spaccio di stupefacenti. Avrebbe ugualmente suscitato l’ilarità e l’incredulità dei lettori. E soprattutto sarebbe stato vero», insiste la controparte.

«Informata dai militari operanti, la competente Autorità Giudiziaria dispone l’analisi della sostanza presso il laboratorio analisi nel comando provinciale dei Carabinieri di Ancona per il 27 dicembre 2021. Il nostro avvocato si reca presso suddetto laboratorio nel giorno fissato, ma le analisi vengono rimandate a data da definirsi per mancanza dei reagenti necessari per effettuare l’analisi. Il 19 gennaio 2022 finalmente arrivano reagenti e risultati che ci comunicano un livello di THC di poco superiore a quello consentito. Risultati per cui stiamo chiedendo con il nostro legale la controanalisi come previsto dalla legge. Per chi fa confusione, in buona o cattiva fede, vorrei ricordare che la Cannabis Sativa L. è una pianta e non una sostanza sintetica, composta da numerose biomolecole. Le più note sono il CBD (cannabidiolo) ed il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo), la prima utilizzata a scopo industriale e terapeutico, la seconda responsabile dell’effetto psicotropo, entrambe presenti in percentuale diversa in ogni pianta.

Come avviene sempre in natura, ogni pianta possiede un contenuto dei diversi principi attivi differente e questo varia in base a tanti fattori, incluso l’andamento stagionale, esattamente come per il tasso alcolemico dell’uva da vino. Ribadendo che, come dimostreremo in tribunale, le infiorescenze sequestrate provengono da coltivazioni lecite ex L. n. 242 del 2016, e che in altri processi simili è stato sentenziato che anche in caso di superamento del limite THC dello 0.6% è esclusa la responsabilità penale del coltivatore ed è ammissibile solo il sequestro in via amministrativa – conclude la lunga lettera – aspettiamo fiduciosi l’avvio del processo e chiediamo che si faccia altrettanto, che le comunicazioni delle autorità siano meno fantasiose e mostrino più rispetto per la nostra Costituzione, che con l’art. 27 prevede che il cittadino non è considerato colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna».