Jesi-Fabriano

Davigo: operazioni sotto copertura per stanare i corrotti

Corruzione, a lezione dal magistrato Percamillo Davigo: «Le leggi non aiutano. Massiccia impunità per il reato di corruzione anche grazie alle riforme dell'ultimo ventennio»

JESI – E’ stato ospite ieri, all’Hotel Federico II di Jesi, il magistrato Piercamillo Davigo presidente della II sezione penale della Corte Suprema di Cassazione. Già membro nei primi anni Novanta del pool Mani Pulite, Davigo ha parlato di corruzione e di cosa fare per scardinarla. accanto a lui la professoressa Grazia Mannozzi con la quale ha scritto “La corruzione in Italia – Percezione sociale e controllo penale”.

«Dal ’95 al 2010 c’è stato un calo di condanne per corruzione del 90% – ha riferito Davigo – Questo semplicemente perché non viene denunciata, è quello che si definisce un reato a cifra nera elevatissima, cioè la differenza tra i delitti commessi e quelli denunciati». Magistrato da almeno 40 anni, Davigo è stato anche propositivo: «Occorre convincere a collaborare. Penso a sconti di pena, anche impunità: chi volete che dia più soldi a uno che quando viene preso fa i nomi? Chi parla diventa onesto per forza. Per collaborare però, devono essere presi allora vanno fatte operazioni sotto copertura: io ti offro dei soldi, se li accetti vieni arrestato. E’ quello che accade in America, ma anche in italia per alcuni reati ma non per corruzione». L’apparato legislativo non aiuta: «In carcere per corruzione non ci va più nessuno, questo anche grazie a leggi come la ex Cirielli, in generale la legislazione ad personam del 2005». «La corruzione riguarda tutti: si pensi al crollo dei ponti, l’era del cemento depotenziato in cambio di mazzette ai politici comincia a presentare il conto – ha aggiunto Grazia Mannozzi – Numeri alla mano possiamo vedere che la corruzione è ridotta dove ci sono più donne nei ruoli decisionali, vedi la Finlandia, nei paesi che investono nell’istruzione e sulla ricerca. L’Italia in queste statistiche è fanalino di coda».