JESI – C’è anche il mistero nel mistero, tutto da studiare, di un raro e pregiato uovo in terracotta: una figura femminile che lascia cadere qualcosa su quello che può sembrare un altare, poi Mercurio, forse Pan, altri personaggi ancora. Soggetti e datazione da chiarire. «Un oggetto analogo è conservato al Metropolitan Museum di New York. La ricerca scientifica è in corso, su questo e sugli altri reperti» spiega Romina Quarchioni, direttrice dei Musei Civici jesini di Palazzo Pianetti. È qui che approda il frutto del maxi sequestro effettuato nel 2015 dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Ancona comandati all’epoca dal tenente colonnello Carmelo Grasso. Oltre mille nuovi reperti. «Trecento all’incirca dei quali, originali – precisa l’assessore alla cultura, Luca Butini– ma anche i falsi che sono stati recuperati, e che vengono affidati insieme al resto in custodia ai Musei Civici, consentono di aprire una riflessione sul concetto stesso di falso».
Un’ampia fetta del materiale non originale recuperato dall’indagine del personale specializzato dell’Arma presso un collezionista del territorio, ha soggetti a tema erotico. «Tanto che si può pensare- ipotizza Quarchioni – anche ad una specifica mostra a tema. Data l’ingente mole del materiale complessivamente consegnatoci dalla Soprintendenza, dopo il vaglio dei periti seguito al sequestro, si può immaginare una esposizione a rotazione. Ed a percorsi didattico- educativi per le scuole, anche mostrando come lavora la ricerca scientifica e come arriva a distinguere l’originale dal falso e le epoche alle quali attribuire un oggetto».
Epoche che risultano essere le più varie quanto ai reperti realmente archeologici e storici affidati a Palazzo Pianetti: si va dalla preistoria al V secolo dopo Cristo almeno. «Ci sono selci attribuite al paleolitico e al neolitico – spiega Quarchioni- varie tipologie di oggetti in ceramica e pasta vitrea, buccheri d’epoca e d’area etrusca. Reperti in bronzo, monete d’argento e d’oro dal V al I secolo avanti Cristo e d’oro dal I al V secolo dopo Cristo. Monete romane ma non solo, anche d’epoca ellenistica, ad esempio con raffigurazione di Alessandro Magno». Primi a valutare il materiale dopo il sequestro sono stati gli archeologi della Soprintendenza Tommaso Casci Ceccacci e Maria Raffaella Ciuccarelli ma inventariazione e studio approfondito procedono.
«Oggetti non direttamente riferibili al nostro territorio, se non per la zona dove sono stati recuperati – dice Butini – con loro il nostro Museo fa un ulteriore salto di qualità».