Jesi-Fabriano

Depressioni estive, ansie stagionali e malessere: l’umore varia col calendario?

A colloquio con il direttore dell'Unità Operativa Salute Mentale-Prevenzione dell’Ast di Ancona dottor Mario Pettinelli

JESI – Depressioni estive, malesseri e ansie stagionali: sembra che la nostra stabilità psicologica ed emotiva vari a seconda del calendario. Eppure, è proprio così. Nel periodo per eccellenza della solarità e della libertà, delle ferie e del relax, c’è chi è stretto in una morsa di angoscia, di aspettative, di delusione, di irrequietezza. Come mai? Ne abbiamo parlato con il dottor Mario Pettinelli, direttore dell’Unità Operativa Salute Mentale – Prevenzione dell’Ast di Ancona.

«La depressione estiva è un malessere psicologico che può cogliere nei mesi più caldi – spiega il dottore – non sono solo le alte temperature ad innescare questo calo dell’umore, ma anche i cambiamenti delle proprie abitudini, i problemi con l’immagine corporea ed altre preoccupazioni magari di tipo economico legate a diversi ritmi di vita. La combinazione di questi elementi può risvegliare un aumento di pensieri negativi e ansie. Un tema all’attenzione della stampa scientifica specializzata anche se è un problema che ha qualche difficoltà a essere inquadrato: la depressione è un ambito molto ampio, poiché nel linguaggio comune usiamo il termine “depressione” anche quando parliamo di patologie che i medici considerano molto diverse tra loro».

Cosa si intende per depressioni stagionali dunque?

«Quando parliamo di depressioni stagionali propriamente dette, intendiamo situazioni di disagio in cui la persona diventa depressa per lo più in un particolare periodo dell’anno. C’è una netta predominanza di una stagione per la remissione durante le altre stagioni. Quando questa coincidenza si verifica spesso negli anni, si può parlare di disturbo stagionale».

Possono essere collegate a qualche avvenimento, data, anniversario?

«In quel caso si tratta delle cosiddette “reazioni da anniversario”, collegate a una ricorrenza specifica che continua a generare dolore o malessere».

Che incidenza hanno le depressioni estive?

«Direi piuttosto bassa rispetto a quelle invernali, perché in estate tendiamo ad avere più episodi di eccitamento e “stati misti” (in cui coesistono pessimismo e tristezza insieme a irrequietezza e agitazione). Non esistono molti dati sulle depressioni estive, perché il 90% delle forme di depressione stagionale è invernale, il 10% estivo. Sono poche, pertanto difficili da studiare, e variabili nelle loro forme e spesso di breve durata, quattro mesi e mezzo in media. Nonostante i dati siano pochi, questa coesistenza di sintomi è vicina ai disturbi dell’umore in forma mista, che determina forme di suicidio più elevate».

Quali i sintomi?

«Nei casi di disturbo affettivo stagionale, esiste una sintomatologia particolare: il disturbo affettivo stagionale invernale si accompagna a un ritiro sociale, un rallentamento motorio, alimentazione più lenta così come riflessi rallentati. D’estate emergono invece aspetti diversi: aggressività, eccitamento, iperattività».

Ci sono eventi scatenanti di questo genere di depressioni stagionali?

«L’evento scatenante, a livello ambientale, nasce per una combinazione di diversi fattori: da una predisposizione individuale e da eventi-situazioni ambientali. Non esistono regole generali, tuttavia sappiamo che alcuni eventi e situazioni stressanti dell’estate (alterazione dei ritmi sonno-veglia, la prospettiva del famoso autunno caldo, la programmazione delle ferie con ansia economica, cambiamento della routine, non accettazione del proprio fisico in prospettiva di una maggiore esposizione…) possono determinare disagio quindi si deve intervenire cercando di prevenire quelle situazioni. Il caldo fa male a tante persone: da’ problemi fisici, biologici dovuti all’esposizione al sole e sbalzi d’umore».

E a fronte di queste problematiche come si può intervenire?

«Si deve cercare di prevenirle. Si può scegliere per le vacanze un luogo con temperature più basse. Si può fare attività fisica al mattino presto: l’attività fisica al mattino nelle situazioni di depressioni estive è importante. Il movimento – come dimostra la letteratura scientifica – è un trattamento fondamentale per le depressioni in genere: 150 minuti di attività fisica a settimana vengono considerati dall’Oms utili anche nelle problematiche psichiche. Un aiuto può arrivare anche dalla lettura delle proprie emozioni: il disagio che nasce nel periodo estivo può generarsi dalle aspettative del periodo, dal “sé idealizzato” e quindi, sentirsi svalutato quando non si riesce a fare ciò che si aveva programmato. Dunque bisogna cogliere gli aspetti emotivi, al di là degli aspetti razionali (percezione del momento presente) e cercare di vivere le situazioni che viviamo discriminando le cose importanti da quelle superflue. Gestendo le attivazioni emotive e accettando il proprio stato di disagio, che è un fatto naturale, perché combatterlo ci fa stare più male. Le idee di efficienza, di risultati da raggiungere nel più breve tempo possibile possono aggiungere ansie, preoccupazioni, perdita di autostima e l’ingresso in un circuito vizioso di depressione. Può capitare che, se l’umore scende, non si riesca a vedere le attività piacevoli che si possono svolgere in quel momento: bisogna pensare alle cose gratificanti che ci fanno stare bene e inserirle nella nostra routine giornaliera. I cardini sono sempre: abbassamento della temperatura e dei ritmi circadiani (il cosiddetto “orologio biologico”, ndr.). Nelle depressioni più serie vanno usati antidepressivi e farmaci che stabilizzano l’umore, ma sono i medici specialisti a prescriverli dopo una attenta valutazione. Può essere utile in molti casi rivolgersi ad uno psicoterapeuta perché molto spesso il problema non è ciò che identifichiamo come tale, ma la soluzione che scegliamo, e dunque bisogna concentrarsi su come ci si pone il problema».

Queste forme depressive quanta incidenza hanno sui ragazzi?

«E’ difficile stabilire una fascia d’età anche se la depressione estiva sembrerebbe più frequente tra i giovani adulti; non dipende tanto da una storia di vita ma da una propria sensibilità rispetto agli stimoli ambientali. La letteratura scientifica tuttavia ci consegna pochi dati: sappiamo comunque che l’incidenza delle forme invernali di depressione è maggiore nelle donne, in modo netto, mentre nelle forme estive la differenza è più sfumata».

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